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Il Facility Manager, una figura sempre più strategica

Intervista a Marco Decio, presidente di IFMA Italia, l’Associazione che raccoglie alcuni dei professionisti impegnati nelle maggiori aziende italiane e multinazionali presenti nel nostro Paese

La figura del Facility Manager sta assumendo un’importanza sempre più rilevante all’interno delle aziende italiane. Il ruolo di questo professionista prevede un approccio integrato che, attraverso la progettazione, pianificazione ed erogazione di servizi di supporto alla principale attività aziendale, mira ad aumentare l’efficacia dell’organizzazione e a renderla capace di adattarsi con facilità e rapidità ai cambiamenti del mercato. I tre aspetti principali che caratterizzano attualmente la disciplina del Facility Management sono quello strategico, quello analitico e quello gestionale-operativo. Abbiamo incontrato Marco Decio, presidente di IFMA Italia per approfondire la conoscenza del Facility Manager, la formazione e gli sbocchi professionali, indagando sul legame con il settore del professional cleaning che vede molte imprese di pulizia espandere la propria attività anche al FM. 

Come si diventa Facility Manager nel nostro Paese e in quali campi d’azione si svolge l’attività di questo professionista?

“I campi d’azione sono quasi infiniti. Potremmo dire che qualunque organizzazione strutturata, di medie o grandi dimensioni, ha bisogno di un Facility Manager. Per quanto riguarda la strada che porta a ricoprire questo ruolo, bisogna notare che in Italia non esistono specifici corsi di laurea. Percorsi come quelli dedicati all’economia, all’ingegneria e all’architettura possono senz’altro preparare a parte delle attività richieste dalla professione. Esistono dei Master ma tipicamente si concentrano su aspetti relativi al Real Estate o alle manutenzioni. È per questo che IFMA Italia ha posto da subito grande impegno nel costruire un percorso didattico completo e specifico dedicato al Facility management. È vero che l’apprendimento sul campo è fondamentale per questa professione, ma deve essere sempre sostenuto e accompagnato da un percorso formativo e di aggiornamento, o si rischia di venire travolti dalla portata delle sfide che il settore richiede.”

La figura del Facility Manager in Italia è sufficientemente conosciuta ed apprezzata? Qual è  il campo privilegiato d’azione di questo professionista?

“Il Facility Management presuppone l’integrazione di una serie di attività e una struttura di gestione che, oltre a competenze economico-finanziarie, deve possedere cognizioni specifiche di tipo ingegneristico, architettonico, organizzativo e relazionale. Se vogliamo dirla con una frase semplice, che racchiude tutta la sua attività, potremmo affermare senz’altro che il compito del Facility manager è quello di porre in ogni istante l’organizzazione e le sue persone nelle condizioni ideali per operare al massimo dell’efficienza. Si tratta, come è evidente, di una figura dall’alto profilo manageriale. Nelle aziende americane, ad esempio, il Facility Manager dipende direttamente dall’Amministratore Delegato, partecipa alle riunioni del Top Management e alla definizione delle strategie aziendali e quando è seduto nei consigli di amministrazione viene anche definito Chief Facility Manager Officier o Chief Facility Executive. Nel nostro Paese, purtroppo, non è sempre così, a meno che non si tratti di multinazionali. Però il trend è positivo e vediamo sempre più aziende italiane che interpretano correttamente il ruolo del Facility Manager.”

Che attività avete svolto finora e quali sono i vostri programmi?

“La nostra è un’attività a 360 gradi, che ha lo scopo di coprire ogni possibile esigenza di chi opera nel Facility management. Il nostro Centro Studi compie analisi di settore al fine di offrire tutti i dati e gli strumenti utili sia per costruire un’efficace strategia di gestione dei servizi che per affrontare il mercato dal punto di vista dell’offerta. Quest’anno siamo alla tredicesima edizione del Benchmarking delle Facility aziendali, un progetto nato più di vent’anni fa come strumento di confronto delle performance e che è diventato ben presto una leva manageriale determinante nel diffondere una cultura aziendale fondata sul continuo miglioramento. Ogni anno organizziamo eventi che vanno dal webinar con un taglio più tecnico fino all’FM Day, da quasi 25 anni, ormai, l’appuntamento centrale per l’intero settore, che quest’anno avrà luogo a Milano il 19 ottobre. Abbiamo strumenti di comunicazione che offrono una panoramica completa e aggiornata sul Facility, dal sito internet che rappresenta un enorme database di articoli e risorse, alla rivista Gestire, che approfondisce tematiche centrali del settore, fino alla newsletter, che offre una panoramica precisa circa quanto accade nel mercato in questo momento. E chiaramente, portiamo avanti un’intensa attività di formazione, strumento indispensabile per realizzare il nostro obiettivo di sviluppo continuo delle competenze di chi opera nel Facility.”

Uno dei vostri scopi associativi prioritari è senz’altro quello della formazione: ci può spiegare in che modo assolvete a questo prezioso compito?

“La formazione di un Facility manager è un processo continuo e deve toccare molteplici discipline, anche molto distanti tra loro. La nostra offerta formativa è strutturata, di conseguenza, per offrire un supporto lungo tutto il percorso di crescita professionale di chi opera nel settore, dai corsi che offrono le nozioni di base, fino a quelli dedicati a chi ha magari diversi anni di esperienza alle spalle, ma proprio per questo sa che per svolgere al meglio questa professione è necessario ampliare e rafforzare continuamente le proprie competenze. L’offerta formativa di IFMA mira anche ad accompagnare i professionisti del mercato del Facility lungo la strada che porta all’ottenimento delle certificazioni professionali, titoli che negli anni hanno acquisito un’importanza fondamentale in ogni ambito della vita produttiva. IFMA Italia ne offre due fondamentali: il Facility Management Specialist – FMS, che certifica le competenze acquisite attraverso la frequenza di un percorso di studi, sia teorico che pratico, specifico ed è il primo riconoscimento italiano per il mercato del FM; il Green Facility Specialist – GFS, che nasce con l’idea di rispondere alla necessità di una nuova cultura aziendale orientata alla sostenibilità ambientale e all’integrazione di persone, spazio e business di un’organizzazione con i benefici economici, ambientali e sociali generati dalla sostenibilità.”

IFMA Italia compie dettagliate analisi del mercato italiano ed europeo e studi di benchmarking sulle modalità di gestione e sui costi di erogazione delle Facility: qual è il quadro complessivo sullo sviluppo e sulle potenzialità dell’FM in Italia allo stato attuale dell’arte?

“Lo studio di benchmarking analizza la spesa in materia di servizi e individua i Best Performer. È uno strumento che permette di imparare dai migliori ed è proprio il processo di evoluzione che nasce dal confronto continuo con altre realtà che permette al settore di crescere. Il Facility Manager, e in generale la disciplina del Facility Management, sostengono lo sviluppo e l’incremento dell’efficienza dell’azienda facendo leva su un costante controllo dei costi e, soprattutto, con una forte attenzione alla riduzione degli sprechi. Tutto questo potenziale rimane in parte inespresso nelle aziende italiane, in particolare nel settore manifatturiero, che mostra ancora qualche difficoltà ad abbracciare a pieno sia la professione del Facility Manager che la disciplina dell’FM nel suo complesso. Un discorso simile si può fare per il settore pubblico. La Pubblica Amministrazione è uno sbocco naturale per il settore del Facility e beneficerebbe in maniera enorme dalla spinta all’efficientamento che la disciplina reca con sé. Eppure ancora esita ad abbracciarla pienamente. Malgrado ciò, credo che il futuro dell’FM sarà molto legato alle PA.”

Negli ultimi anni molte imprese provenienti dal settore di riferimento della nostra rivista, ovvero il cleaning professionale e il mondo delle imprese di pulizia, hanno abbracciato il mercato dell’FM, per espandere il proprio raggio d’azione: con quali risultati? Pensa che si tratti di un fenomeno positivo?

“Quello delle pulizie è un servizio fondamentale, che ha acquistato ancor più importanza negli anni recenti. Non parlo solo di tutte le necessità di sanificazione derivate dall’emergenza Covid. Le aziende, e questo processo è iniziato ben prima della pandemia, pongono molta enfasi sul concetto di comfort e salubrità degli spazi. Il luogo di lavoro deve non solo essere pulito e sano, deve anche trasmettere al personale un’immagine di luogo confortevole e sicuro. Le imprese del settore pulizie hanno saputo rispondere in maniera tempestiva a questa esigenza e hanno fatto prontamente quell’ulteriore salto di qualità che era richiesto dal mercato. Il loro apporto alla catena del Facility è perciò decisivo. Forti di questi successi, alcune di esse mirano a crescere, aggiungendo alla loro offerta altri servizi, come ad esempio la manutenzione. È un processo positivo, a patto di mantenere lo stesso alto livello raggiunto nelle pulizie, anche nell’erogazione di questi servizi aggiuntivi. Diventare una vera e propria società di Facility Management richiede però di mettere in campo un progetto aziendale di più ampio respiro, diverso dall’aggiunta di un ventaglio di servizi, per quanto consistente esso possa essere. L’essenza di una società di FM è da cercare altrove, ed è data dalla capacità di dotarsi di competenze tecniche numerose ed eterogenee, di una solida abilità di project management, di un sistema informativo all’avanguardia, della capacità di realizzare un’efficace ingegneria degli acquisti. Questi, e non tanto il numero di servizi offerti, sono alcuni degli elementi fondanti di una società di Facility Management. Chiunque riesca a metterli in campo in modo organico potrà senz’altro conquistarsi un posto di rilievo nel mercato dell’FM, a prescindere dal settore di provenienza.”

In conclusione, quali sbocchi futuri sono prevedibili, a breve e medio termine, per il Facility Manager in Italia e in ambito UE?

“La professione sta crescendo in diffusione e popolarità, e non solo nelle multinazionali americane. In questo senso le difficoltà che le aziende hanno dovuto affrontare negli anni della pandemia hanno reso evidente quale apporto fondamentale possano recare alle organizzazioni i professionisti e le società del settore del FM. A livello europeo la figura del Facility Manager è comunque associata in gran parte a temi energetici e di sostenibilità ambientale, che saranno senz’altro al centro della sfida del futuro per chi ricopre questo ruolo. Ma la professione è molto più di questo, anche se si tratta di un ambito in cui il facility Manager è sempre stato in prima linea, e stiamo lavorando anche a livello europeo per far comprendere a tutti quanto ampia sia la sfera d’azione di chi ricopre questo ruolo e quanto grandi e numerosi siano i benefici che può recare ad un’azienda, sia essa pubblica o privata. Per quanto riguarda l’Italia, come già accennato, ci aspettiamo di vedere crescere gli spazi per i Facility manager all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, con grandi benefici sia per il settore dell’FM che per il “sistema Paese””.

Maurizio Pedrini

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