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Dehor senza segreti

Ampliare la superficie del proprio locale sfruttando gli spazi esterni è diventata un’esigenza per tutti gli operatori del fuori casa durante l’emergenza sanitaria, che hanno approfittato di marciapiedi, giardini, aree pedonali, parcheggi…. per garantire le distanze interpersonali richieste e mantenere un sufficiente numero di coperti

Durante la pandemia sono moltiplicati i pubblici esercizi che hanno scelto di ampliare il proprio locale utilizzando lo spazio esterno, anche grazie a una serie di decreti che hanno reso possibile l’installazione di dehors senza dover espletare l’iter autorizzativo obbligatorio per legge. La deroga è stata estesa fino a fine 2023, grazie all’ultimo Decreto Milleproroghe, ma qualora non venisse ulteriormente rinnovata si ritornerebbe all’applicazione della normativa antecedente al periodo pandemico.

“Bisogna infatti ricordare – spiega a tal proposito Marta Luisa Perego, ingegnere edile in Lecco (www.martaperego.com) – che il Decreto Milleproroghe è l’ultimo dei provvedimenti emanati in tal senso, in quanto prevede la proroga al 31/12/2023 di una disposizione già in vigore, con precedente scadenza al 30/06/2023. In assenza di nuove proroghe si ritornerebbe al rispetto della normativa antecedente sia in materia urbanistico-edilizia a livello nazionale e locale, sia in riferimento ai regolamenti comunali specifici per l’installazione di dehors.” I riferimenti di legge sono infatti a due livelli: c’è una normativa nazionale in materia urbanistico-edilizia e ci sono i regolamenti comunali per la gestione delle concessioni.

“Il riferimento alla normativa nazionale, ovvero al d.P.R. n.380 del 2001, Testo Unico dell’Edilizia – precisa Marta Perego – è fondamentale per definire quali tipologie di installazioni rientrano nel regime di edilizia libera, ovvero non necessitano di titolo abilitativo.” La professionista, però, sottolinea che in questa norma non figura la parola “dehor”, ma che si può fare riferimento alle opere di cui all’articolo 6, comma 1, lettera e-bis che comprende tra gli interventi che possono essere eseguiti senza titolo abilitativo “le opere stagionali e quelle dirette a soddisfare obiettive esigenze, contingenti e temporanee, purché destinate ad essere immediatamente rimosse al cessare della temporanea necessità e, comunque, entro un termine non superiore a centottanta giorni comprensivo dei tempi di allestimento e smontaggio del manufatto, previa comunicazione di avvio dei lavori all’amministrazione comunale”.

“Si fa quindi riferimento a due requisiti – precisa l’ingegnere – uno funzionale, che consiste nella finalizzazione alle esigenze dell’attività che devono tuttavia essere contingenti e temporanee, e uno strutturale, ovvero la realizzazione con materiali e modalità tali da consentirne una rapida rimozione una volta venuta meno l’esigenza funzionale. Al di fuori di questa definizione, l’installazione di dehors viene inquadrata come opera che comporta una trasformazione urbanistico-edilizia, assoggettata quindi a titolo abilitativo.” Lo stesso articolo 6, però, recita: “fatte salve le prescrizioni degli strumenti urbanistici comunali, e comunque nel rispetto delle altre normative di settore aventi incidenza sulla disciplina dell’attività edilizia e, in particolare, delle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio, igienico-sanitarie, di quelle relative all’efficienza energetica, di tutela dal rischio idrogeologico, nonché delle disposizioni contenute nel codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”. 

“Ciò significa – prosegue – che l’intervento, seppur realizzabile in regime di edilizia libera, deve rispettare tutte le normative specifiche di settore, tra cui la richiesta di autorizzazione paesaggistica nei casi in cui siano presenti vincoli sull’area di intervento. La tematica dell’autorizzazione paesaggistica richiederebbe un ulteriore approfondimento, in quanto ci sono casistiche per cui, pur in presenza di vincoli, ai sensi del d.P.R. 31/2017 si è esonerati (casistiche Allegato A) o è ammessa l’istanza con procedura semplificata (casistiche Allegato B). Inoltre la deroga attualmente in vigore fino al 31/12/2023 ai sensi del Decreto Milleproroghe interviene proprio sulla richiesta di autorizzazione paesaggistica.” Quando si decide di installare un dehor è sempre comunque consigliabile confrontarsi con l’Ufficio Tecnico del Comune di riferimento, anche in relazione ai contenuti di eventuali regolamenti comunali che potrebbero essere stati emanati dalla singola Amministrazione. “I regolamenti comunali – precisa Perego – solitamente contengono la definizione di dehor temporaneo o permanente, i requisiti estetici, funzionali e igienico-sanitari, le modalità per l’ottenimento delle concessioni e per l’occupazione del suolo pubblico. La temporaneità del dehor può essere definita con criteri differenti dai singoli Comuni. Ad esempio, alcuni Comuni considerano temporaneo un dehor che viene utilizzato continuativamente alcuni mesi all’anno (ad esempio 5 o 6 mesi all’anno), altri invece lo definiscono temporaneo per periodi genericamente inferiori a un anno.”

Suolo pubblico o privato?

Oltre alla durata della permanenza della struttura, un altro parametro da tenere in considerazione è il fatto che lo spazio all’aperto in cui si vuole aprire il dehor insiste su suolo pubblico o di proprietà del ristoratore. “Si possono distinguere tre tipologie di spazio – precisa a questo proposito – ovvero suolo pubblico, di proprietà privata, ma anche di proprietà privata a uso pubblico. In caso di spazio su suolo pubblico è necessario sottostare ai regolamenti per il rilascio delle concessioni, che possono variare nei singoli Comuni. In caso la struttura venga posta a contatto di un edificio o su area privata è necessario anche ottenere il nulla osta del proprietario dell’unità immobiliare con cui la struttura viene a contatto o del suolo su cui la struttura insiste. 

Bisogna fare attenzione ai casi in cui l’occupazione si estende in aree limitrofe rispetto alla proiezione del pubblico esercizio richiedente. In tal caso è necessario ottenere il nulla osta di tutti i proprietari interessati.” Un altro caso che si può presentare è quello in cui il ristorante si trovi in un contesto condominiale e l’area in oggetto sia compresa tra le parti comuni. “In tal caso – aggiunge Perego – è necessario che il titolare dell’attività di ristorazione ottenga dall’assemblea condominiale un nulla osta ai fini dell’utilizzo dell’area in oggetto. Nel caso in cui l’area privata sia a uso pubblico e l’utilizzo da parte dell’attività di ristorazione sia oggetto di concessione da parte del Comune, solitamente questo nulla osta è richiesto anche tra la documentazione necessaria al rilascio della concessione stessa.”

Questione di … servizi

Anche il tema dei servizi igienici deve essere preso in considerazione quando si tratta di aprire un dehor e, ancora una volta, è necessario fare riferimento alla distinzione tra strutture di tipo temporaneo e di tipo permanente, con riferimento ai regolamenti dei singoli Comuni. “In linea generale – spiega l’ing. Perego – il numero di servizi igienici riservati al pubblico varia in funzione della superficie di somministrazione e del numero di posti a sedere. Si può affermare, in linea di massima, che nel calcolo viene compresa, oltre all’area di somministrazione interna anche l’area delle pertinenze esterne che vengono considerate permanenti, mentre non viene richiesto l’adeguamento del numero di servizi in relazione alle strutture esterne di tipo temporaneo.

Val la pena ricordare che deve inoltre essere rispettata anche la normativa in materia di superamento delle barriere architettoniche, in riferimento alla presenza di servizi igienici usufruibili dalle persone con ridotta o impedita capacità motoria.” Sempre rimanendo in tema igienico sanitario, per i dehor valgono tutte le indicazioni in materia di sicurezza alimentare che vigono anche per le zone al chiuso del ristorante. “Quando si decide di creare un dehor – spiega Katiuscia Consonni, consulente in materia di igiene degli alimenti – il manuale di autocontrollo va aggiornato per includere anche questo elemento. Non ci sono precauzioni particolari da adottare per il servizio nelle aree esterne: le normali procedure igieniche che si applicano nel locale per la corretta manipolazione degli alimenti e per la sanificazione vanno seguite anche nelle aree esterne. L’unica accortezza può essere quella di apparecchiare la tavola solo al momento del servizio, per prevenire che insetti o altri corpi estranei possano cadere nei piatti o nei bicchieri.”

Spazi da vivere tutto l’anno

Dopo aver visto quali sono le norme da rispettare prima di installare un dehor, vediamo quali materiali è opportuno privilegiare per realizzarlo e arredarlo. “Anche nella scelta dei materiali – precisa l’ing. Perego – è opportuno fare riferimento alla distinzione tra strutture di tipo temporaneo e quelle di tipo permanente, individuando soluzioni più semplici e leggere per le prime, e potendo prendere in considerazione soluzioni più stabili e articolate per le seconde. In caso di dehors temporanei si possono installare elementi di protezione dal sole e da intemperie leggere, quali ombrelloni, tende avvolgibili e vele ombreggianti, anche di dimensioni importanti ed esteticamente interessanti.

Per dehors permanenti si può optare per strutture quali pergole coperte o pergole bioclimatiche, disponibili in diversi materiali e che possono essere accessoriate anche con chiusure laterali in vetro o teli in pvc e illuminazione integrata. Altra soluzione molto versatile è il gazebo, anch’esso realizzabile in materiali differenti e che può essere funzionale sia a un dehor temporaneo sia a uno permanente, a seconda delle caratteristiche”.

Per sfruttare al meglio gli spazi esterni è bene renderli vivibili anche quando le condizioni climatiche non sono ideali, perché troppo calde o troppo fredde. “Per riscaldare e raffrescare un dehor – consiglia – è possibile utilizzare le soluzioni che abitualmente si trovano nelle nostre città, che risultano essere le più semplici e comode da installare, oltre che le più versatili. In inverno la soluzione può essere quella di installare i classici funghi a gas o i riscaldatori a infrarossi, mentre in estate ventilatori semplici o integrati con nebulizzatori. In caso di strutture permanenti si può prendere in considerazione l’installazione di impianti ad aria a espansione diretta, costituiti da un’unità esterna in pompa di calore che funge da generatore sia per il riscaldamento che per il raffrescamento, e unità interne, che possono essere di diversa tipologia. Si tratta di impianti similari ai classici condizionatori. In questo caso, però, trattandosi di sistemi stabili è necessario verificare la normativa di settore prima di procedere con l’installazione.

Non dimentichiamo che la scelta delle strutture di copertura e dei sistemi di riscaldamento o raffrescamento va ottimizzata in base alla localizzazione del dehor, e quindi al clima invernale ed estivo che si dovrà affrontare. Va sempre ricordato, inoltre, che è necessario confrontarsi con i regolamenti comunali in cui, in molti casi, troviamo indicazioni specifiche in merito a tipologie e materiali”. È opportuno ricordare anche che l’allestimento di un dehor accogliente e invitante per i clienti non dipende solo dalla copertura e dai sistemi di climatizzazione, bensì anche da elementi quali pedane, fioriere e paraventi che contribuiscono a rendere l’ambiente raccolto e definito, oltre a un’idonea illuminazione, indipendentemente dal carattere temporaneo o permanente della struttura.

Elena Consonni

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