Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Spazzamento stradale tra nuove esigenze e tecnologie

Lo spazzamento stradale è una delle attività che concorrono all’igiene e al decoro delle nostre città, piccole e grandi che siano. Anche in questo ambito si stanno sviluppando soluzioni sempre più ecofriendly, come ad esempio l’utilizzo di acqua depurata

Per capire meglio di cosa si tratta e come è organizzato lo spazzamento stradale, abbiamo interpellato Marta Luisa Perego, Ingegnere edile in Lecco.

Cosa si intende per spazzamento stradale e come viene regolato a livello normativo?

L’attività di spazzamento stradale è definita all’art.183 del “Codice dell’ambiente”, ovvero il D.Lgs 3 aprile 20006 n.152 e s.m.i., come “modalità di raccolta dei rifiuti mediante operazione di pulizia delle strade, aree pubbliche e aree private ad uso pubblico escluse le operazioni di sgombero della neve dalla sede stradale e sue pertinenze, effettuate al solo scopo di garantire la loro fruibilità e la sicurezza del transito”. Il medesimo articolo classifica i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade tra i “rifiuti urbani”. La normativa vigente classifica i rifiuti in base alla tipologia e ne regola la gestione indicando le modalità di smaltimento, trattamento e recupero ove possibile. I rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale vengono classificati con il codice CER 20.03.03 “Residui della pulizia stradale, ricompresi nella famiglia 20.03 relativa agli altri rifiuti urbani”.

L’acronimo CER sta per Codice Europeo Rifiuti. I codici CER sono sequenze numeriche di 6 cifre riunite in coppia che identificano i rifiuti, di norma in base al processo produttivo che origina il rifiuto stesso, raggruppandoli per categorie e sottocategorie. Nel caso dei rifiuti da spazzamento stradale, il numero 20 identifica i “rifiuti urbani”, la sottocategoria 20.03 sta per “altri rifiuti urbani” e il codice completo 20.03.03 sta per i “residui della pulizia stradale”.

La progettazione urbana tiene conto anche dello svolgimento delle pulizie stradali? È possibile anche tener conto degli eventi climatici estremi che si manifestano sempre più frequentemente?

Normalmente la progettazione urbana non tiene conto delle operazioni di spazzamento stradale. Al contrario, il servizio di spazzamento viene sempre più progettato e articolato per rispondere alla crescente esigenza di rendere lo spazio urbano vivibile e decoroso. È invece molto importante la progettazione delle reti di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche per tener conto sia dell’urbanizzazione di nuove aree, ove consentito dai piani urbanistici, sia degli eventi climatici estremi. Semplificando, la progettazione delle reti di raccolta delle acque meteoriche contempla la realizzazione di vasche a monte della rete di smaltimento urbana, con lo scopo di raccogliere in breve tempo volumi significativi di acqua che viene poi convogliata alla rete di scarico al termine dell’evento meteorico.

Si stanno inoltre sviluppando sistemi di gestione delle acque meteoriche definiti SuDS, acronimo dall’inglese “Sustainable Drainage Systems”, soluzioni basate sull’idea di riprodurre ciò che accade negli ambienti naturali, favorendo la raccolta, la pulizia delle acque e il loro lento rilascio in ambiente. Tali soluzioni hanno il duplice obiettivo di migliorare il drenaggio urbano aumentando la capacità di deflusso delle acque raccolte dalla sede stradale e mitigare il rischio idraulico riducendo l’afflusso di acque in fognatura durante gli interventi meteorici estremi. Per fare ciò vengono realizzate infrastrutture verdi di accumulo, trattamento e infiltrazione nel terreno delle acque meteoriche, che contribuiscono anche a trasformare una grigia infrastruttura esistente in una nuova infrastruttura verde.

Quali sono le nuove tecnologie disponibili per lo spazzamento delle strade e la gestione del rifiuto raccolto?

A livello operativo vengono integrate modalità di spazzamento meccanico, eseguito sulle superfici accessibili dalle macchine spazzatrici, e manuale, a completamento della pulizia delle aree non accessibili. Le macchine spazzatrici svolgono un’azione di tipo sia meccanico che aspirante provvedendo anche all’umidificazione dell’area su cui intervengono, con il duplice scopo di ottimizzare la pulizia e abbattere le polveri.

Al fine di limitare, e ove possibile eliminare, il consumo di acqua potabile per la pulizia stradale, si stanno sviluppando sinergie tra i gestori della raccolta e depurazione delle acque di scarico urbane e i gestori delle attività di spazzamento stradale. Tali progetti congiunti prevedono infatti il riutilizzo delle acque depurate ai fini del lavaggio stradale, grazie all’installazione di colonnine di ricarica dell’acqua delle macchine spazzatrici alimentate dalle acque in uscita dal depuratore. Il costo di adeguamento e integrazione delle due attività è limitato alla realizzazione delle linee di trasporto delle acque depurate in zone adiacenti al depuratore accessibili alle spazzatrici stradali e al posizionamento delle colonnine di ricarica. È però fondamentale sottolineare che il recupero delle acque depurate per il lavaggio stradale è possibile solo nei casi in cui il ciclo di trattamento delle acque all’interno del depuratore garantisca una qualità degli scarichi idonea al riuso. Affinché gli enti preposti autorizzino il riuso delle acque depurate vengono infatti eseguite analisi e controlli molto rigidi. Si stanno inoltre sviluppando le tecnologie per il recupero delle terre di spazzamento, che consente il riutilizzo di alcuni materiali e la razionalizzazione dei rifiuti da smaltire. 

A questo proposito, come vengono smaltiti i rifiuti da spazzamento stradale? È possibile, in una qualche misura, recuperarli?

Normalmente i rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale vengono smaltiti in discarica. Negli ultimi anni, però, si sono sviluppati impianti specializzati che ne consentono il recupero per ottenere inerti per l’edilizia, metalli e materiale organico per produrre compost. Viene inoltre ottimizzato il processo di smaltimento in discarica dei residui non recuperabili. Esistono diverse tecniche di recupero, di cui alcune, più avanzate, permettono il massimo recupero dei materiali, mentre altre si limitano a operazioni di vagliatura.

Tuttavia, nel caso dei rifiuti da spazzamento stradale, anche se convogliati a impianti di recupero, non si può parlare di raccolta differenziata, poiché si tratta di residui plurimateriale, ovvero stradali in senso stretto (polvere, terriccio, fango e simili), gettati (carta, lattine, bottiglie, plastica, mozziconi) o di altra origine (residui oleosi da autoveicoli, residui prodotti dal traffico, escrementi di animali).

Elena Consonni

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