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L’uso dei droni nel bird control

L’utilizzo di questi apparecchi sembra destinato a prendere piede nel prossimo futuro, rendendo gli interventi di controllo volatili più semplici, veloci ed economicamente sostenibili

Il bird control (allontanamento e/o riduzione numerica degli uccelli) è una delle principali attività lavorative per professionisti della disinfestazione e viene svolta con l’intento di allontanare e/o ridurre i piccioni (ma non solo) considerati infestanti urbani e dannosi anche alle coltivazioni.  Centri urbani e zone rurali sono considerevolmente sovraffollati soprattutto dai piccioni (Columba livia var. urbana). Il problema del sovraffollamento sembra inasprirsi con il passare del tempo. I motivi di ciò sono molteplici, ma ritengo i principali sintetizzabili nella maggior disponibilità di cibo che le città offrono, la possibilità di nidificazioni in strutture edilizie non sempre soggette a manutenzioni adeguate o addirittura a progettazioni bird proofing a cui si affiancano interventi sporadici che portano inevitabilmente a risultati parziali e fluttuanti. I rischi che comporta tale aumento interessano beni patrimoniali pubblici e privati come monumenti, edifici storici, chiese, abitazioni e finanche cimiteri e ospedali, fino a portare danni ingenti alla produzione agricola.

Metodi classici di controllo

Tra le principali preoccupazioni quando un centro urbano vive un’infestazione di piccioni figurano i possibili rischi per la salute. Il piccione è infatti considerato potenziale portatore di almeno 60 malattie umane attualmente conosciute dal Sistema Sanitario Nazionale. Queste malattie si contraggono attraverso i loro escrementi (guano). Tra le malattie pericolose per l’uomo portate dai piccioni, le più comuni sono: ornitosi, aspergillosi, tubercolosi, criptococcosi, candidosi e clamidosi. Oltre a quelle elencate ve ne sono molte altre portate anche dai loro ectoparassiti e acari (come la zecca dei piccioni, Argas reflexus).

Le azioni che si possono intraprendere con questi fini, ad esempio, sono: 

  • controllo della fecondità per mezzo di mais “antifecondativo” a base di nicarbazina realizzando punti di alimentazione razionalmente collocati nelle zone più colpite. In questo senso, una misura di elevata sicurezza e di buona efficacia risulta l’installazione delle torri piccionaie; 
  • cattura per mezzo di trappole o reti e eutanasia dei soggetti malati sotto stretto controllo veterinario. La cattura per essere effettuata richiede molta attenzione alle norme vigenti e il più delle volte suscita azioni di dissenso da parte dei cittadini;
  • Vengono usati, con  diverse finalità, dissuasori meccanici o elettrostatici, barriere e reti che sono particolarmente efficaci per proteggere monumenti ed edifici di particolare interesse artistico o sanitario. Naturalmente non hanno efficacia alcuna nella riduzione della popolazione di questi volatili, la finalità infatti è l’allontanamento dall’area sensibile.  

Vi sono altri mezzi fra cui mi limito ad indicare l’attivazione dei falconieri, che sembra dare risultati positivi in alcuni aeroporti, purché il lancio dei rapaci abbia una frequenza tale da impedire ai piccioni di riconquistare il territorio. I piccioni sono fortemente affezionati alle aree conquistate. Altra nicchia in cui i falconieri hanno raggiunto risultati accettabili sono le aree interne degli edifici della filiera alimentare utilizzando non certamente i falchi ma le poiane di Harris (Parabuteo unicinctus), unica specie che caccia imitando il branco dei lupi. Tali operazioni si effettuano a seguito di sopralluoghi eseguiti da esperti del settore, che a seconda di valutazioni e considerazioni legate al tipo di ambiente e/o di possibilità economiche, vanno a consigliare l’intervento più utile. La tecnologia ha aiutato notevolmente anche questo campo, grazie a diverse innovazioni sia nella farmacopea sia nei sistemi informatici e logistici-organizzativi più efficienti sia nell’utilizzo dei droni che consentono ispezioni, monitoraggi e documentazioni oggettive e, se ben utilizzati, rigorose. 

I droni e la disinfestazione

I droni o UAS (Unmanned Aircraft System), apparecchi volanti caratterizzati dall’assenza di un pilota umano a bordo stanno diventando una valida risorsa per vari settori, anche molto diversi tra loro, in particolar modo per rilevamenti geologici e ricostruzioni digitali in 3D di edifici grazie a nuove tecniche di geomatica, come la fotogrammetria aerea. La fotogrammetria è l’insieme delle teorie geometriche e dei procedimenti ottico-meccanici che studiano e risolvono il problema di ricostruire un oggetto a due o a tre dimensioni di cui siano date prospettive. Ma come potrebbero essere utilizzati i droni nel campo della disinfestazione e più specificatamente nel bird control?

Tante operazioni volte all’allontanamento di volatili vengono effettuate in quota, spesso con l’ausilio di piattaforme elevatrici quasi sempre macchinose, ingombranti e costose. Molto più snello è l’utilizzo dei droni per individuare subito quali potrebbero essere i punti chiave per risolvere le problematiche relative ad esempio a:

  • infestazioni in luoghi difficilmente accessibili;
  • stato di sofferenza fitosanitaria utilizzando anche fotografie agli infrarossi;
  •  stato dell’arte di edifici di difficile accesso;
  • stesura di un piano di intervento sia dal punto di vista tecnico che di messa in sicurezza;
  • interventi, ad esempio, di lotta alle zanzare allo stadio larvale in aree acquitrinose non raggiungibili con altri mezzi.

Questi sono solo esempi, perché i campi applicativi si amplieranno man mano che il loro utilizzo prenderà piede. I vantaggi derivanti dall’utilizzo dei droni emergono con chiarezza da quanto spiegato finora, ma estremamente interessanti sono i benefici di tipo economico, infatti nella maggior parte dei casi i droni permettono:

  • interventi più rapidi e snelli;
  • documentazione con foto o film in modo dettagliato di quanto si intende monitorare;
  • esecuzione di micro interventi mirati;
  • rilevante riduzione dei costi;
  • ispezioni in assoluta sicurezza (purché le severe norme per il loro utilizzo siano rispettate).

Un interessante esempio di utilizzo di tali mezzi è stato effettuato dal Comune di Vicenza, che ha utilizzato droni dotati di altoparlanti in grado di emettere suoni tali da disperdere gli stormi. Il drone è percepito come un potenziale nemico per cui i piccioni si danno alla fuga. Come in tutte le attività professionali esistono dei rischi (minus), veri e propri punti critici e sono essenzialmente di tre tipi: 

  • mancata ottemperanza alle norme di legge;
  • la possibilità che persone prive di autorizzazioni possano assolvere a scopi professionalmente adeguati utilizzando droni non destinati all’uso professionale;
  • mancanza di competenza tecnica da parte del dronista nell’utilizzo degli strumenti ottici, erogativi o acustici necessari per ottenere i risultati necessari.

È evidente come la risorsa tecnica di per sé non possa risolvere nessun problema. Il più moderno microscopio in mano a un incompetente è del tutto inutile; così come un’ispezione in un ciclo di produzione alimentare non può che essere affidata a un esperto del settore, così i droni devono essere utilizzati da professionisti patentati per quanto riguarda il volo e contestualmente da coloro i quali sanno utilizzare il mezzo tecnico in modo “guidato”. 

Considerazione sui droni

Con queste premesse va anche sottolineato il tipo di drone che un tecnico dovrebbe scegliere; tra i tanti parametri, il peso è sicuramente tra i più importanti. Il peso di un drone è fondamentale, in primis, per consentire di operare in tutte le zone utili. Secondo le norme, infatti, un tecnico dronista in possesso di una patente A2, per ragioni di sicurezza, attualmente non è autorizzato a pilotare un aeromobile da remoto maggiore di 2 Kg, se si parla di contesti urbani (tra qualche anno sarà anche possibile arrivare fino a 4 Kg). Va altresì detto che un drone molto piccolo potrebbe essere un ostacolo dato che è più probabile perderlo di vista. I limiti di peso imposti, comunque, sono più che sufficienti per svolgere tutti i tipi di mansioni con facilità. Il rilevatore GPS è un altro strumento che un drone deve possedere per svolgere una corretta attività operativa, siccome i software di fotogrammetria funzionano grazie alle coordinate fornite dal drone durante gli scatti fotografici. Questo strumento è tuttavia previsto su quasi tutti i droni, anche quelli più economici. L’efficienza dei droni moderni ha portato a un’omologazione sempre più standardizzata delle macchine, tanto che nel mercato ciò che fa maggiormente il prezzo è la qualità del sistema foto-ottico montato (pixel, zoom e/o dotazioni infrarossi). Un ottimo obbiettivo fotografico, quindi, aiuta sicuramente la qualità del lavoro; in particolare, un sistema infrarossi potrebbe essere indispensabile per eventuali ostacoli architettonici e analisi fitosanitarie.

Autorizzazioni ENAC

Tornando alle norme e ai regolamenti emessi dall’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) per operare in un contesto urbano è necessario essere in possesso di un certificato di competenza Open A2, conseguibile dopo aver preso i certificati A1 e A3, che consentono rispettivamente di volare sopra le persone e vicino alle persone. Questo perché molte città italiane (soprattutto capoluoghi) hanno emesso un divieto, riconosciuto dall’ente, che ne impedisce la circolazione nello spazio aereo. Il certificato Open A2 permetterebbe al pilota di poter circolare anche in alcune di quelle zone denominate “rosse”, richiedendo un permesso direttamente dall’ente preposto (ENAC). Per informazioni più esaustive dal punto di vista normativo, si rimanda alla lettura integrale delle norme e delle leggi che regolamentano l’uso dei droni.

Stefano Stringa, pilota di droni e tecnico pest control presso Biblion srl

 

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