La Direttiva sul reporting di sostenibilità aziendale
Il 5 gennaio 2023 è entrata in vigore la Direttiva Corporate Sustainability Reporting (CSRD). Modernizza e rafforza le norme relative alle informazioni sociali e ambientali che le aziende devono fornire. Un insieme più ampio di grandi aziende, nonché di PMI quotate, sarà ora tenuto a rendicontare sulla sostenibilità. Anche alcune aziende extra-UE dovranno dichiarare se generano oltre 150 milioni di euro sul mercato dell’UE. Le nuove regole garantiranno che gli investitori e le altre parti interessate abbiano accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per valutare l’impatto delle aziende sulle persone e sull’ambiente e che gli investitori possano valutare i rischi e le opportunità finanziari derivanti dai cambiamenti climatici e da altre questioni di sostenibilità. Infine, si ridurranno i costi di rendicontazione per le imprese nel medio-lungo termine armonizzando le informazioni da fornire.
Le prime aziende dovranno applicare le nuove regole per la prima volta nell’anno finanziario 2024, per i report pubblicati nel 2025. Le aziende soggette alla CSRD dovranno rendicontare secondo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Gli standard sono sviluppati in forma di bozza dall’EFRAG, precedentemente noto come European Financial Reporting Advisory Group, un organismo indipendente che riunisce diverse parti interessate. La prima serie di ESRS è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 22 dicembre 2023 sotto forma di regolamento delegato. Questi standard si applicano alle aziende che rientrano nel campo di applicazione della CSRD indipendentemente dal settore in cui operano. Sono adattati alle politiche dell’UE, basandosi e contribuendo alle iniziative di standardizzazione internazionale. La CSRD richiede inoltre garanzie sulle informazioni sulla sostenibilità comunicate dalle aziende e fornirà la tassonomia digitale delle informazioni sulla sostenibilità.
Le aziende italiane
Per far comprendere meglio le nuove disposizioni europee in materia e il loro impatto sulle aziende italiane AFIDAMP ha organizzato lo scorso 13 febbraio il webinar “I prossimi obblighi per le aziende EU: Tassonomia Europea sulla finanza sostenibile e Bilancio di Sostenibilità”. Un importante momento di informazione per identificare gli obblighi introdotti dal Regolamento UE852/2020 e dai suoi Atti Delegati e dalla Direttiva UE CSRD 2464/2022. A condurre il webinar Nicola Fabbri di Ergo srl, spin off della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha evidenziato come il regolamento e la direttiva coinvolgeranno presto molte aziende. La direttiva sarà infatti obbligatoria dal 1 gennaio 2026 per le aziende che rientrino in almeno due dei seguenti parametri: oltre 250 dipendenti, un fatturato superiore a 40 milioni, stato patrimoniale di 20 milioni. Coinvolgerà quindi anche molte imprese italiane del settore del Cleaning Professionale. La tassonomia è rimasta per diversi anni riservata all’ambito della finanza, ma il regolamento, approvato nel 2020 ha toccato tutti gli ambiti delle imprese, evidenziando come un processo di transizione ecologica non significhi solo introdurre dei cambiamenti, ma anche effettuare degli investimenti sostenibili. La tassonomia, come ha spiegato Fabbri, aiuta proprio in questo percorso perché consiste in un sistema di chiare definizioni relative alle attività economiche ambientalmente sostenibili, diventando uno strumento a disposizione degli investitori e delle aziende per effettuare decisioni di investimento consapevoli con lo scopo di stabilire il grado di sostenibilità di un investimento. Rappresenta quindi un’opportunità che le aziende devono cogliere, sia in termini di strutturazione ed etica del lavoro, sia per quanto riguarda la propria evoluzione “green”, acquisendo la consapevolezza che saranno sempre più i clienti stessi a richiedere e pretendere il rispetto di tali requisiti, nei bandi di gara e nella definizione dei progetti. Inoltre la tassonomia riguarda ormai da vicino le aziende, e non solo la finanza, proprio perché ogni impresa deve essere finanziata e tra i suoi finanziatori ci sono le banche, che hanno l’obbligo di rendicontare in base alla tassonomia e lo Stato, che con il PNRR ha adottato i principi della tassonomia, che sono stati declinati nella Guida Operativa del MEF. E ancora gli stessi principi della tassonomia sono applicati anche alla CSRD. In questo senso la tassonomia è strettamente integrata proprio con la Direttiva CSRD, che ha di fatto gli stessi obiettivi per quanto riguarda i fattori ambientali che le aziende devono rispettare: la mitigazione dei cambiamenti climatici, anche per quanto riguarda le emissioni di gas a effetto serra; l’adattamento ai cambiamenti climatici; la valorizzazione delle risorse idriche e marine; l’uso delle risorse e l’economia circolare; la prevenzione dell’inquinamento; la salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi. Un percorso che rappresenta per molte aziende, in questa fase, una grande opportunità di cambiamento per crescere sul mercato a livello nazionale ed europeo.
Il webinar si è concluso con un focus sul marchio Made Green in Italy (MGI) evidenziando come questo non sia una semplice certificazione, bensì un percorso di miglioramento molto più articolato rispetto a una CFO o a una CFP perché usa sedici categorie di impatto, con un meccanismo di normalizzazione e pesatura che consente di aggregare tutte le categorie e di scegliere le tre più importanti. Inoltre, punto fondamentale, viene fatto un confronto con un benchmark di settore che viene rivisto ogni quattro anni. Le indicazioni introdotte dalla Direttiva CSRD, dal marchio MGI e dal Regolamento sulla Tassonomia rappresentano quindi strumenti di monitoraggio importanti. Per utilizzarli al meglio e perché diventino una vera opportunità per le imprese è però importante che, fin da ora, le imprese costruiscano una propria strategia ambientale. “Avere un approccio strategico globale – ha concluso Nicola Fabbri – permette di costruire un piano che tenga conto dei diversi fattori restando al passo con i cambiamenti, avendo il tempo di raccogliere dati e informazioni necessarie, di introdurre nuove tecnologie e di pianificare i propri investimenti”.
Cristina Cardinali