Sviluppare una cultura europea della pulizia industriale
“Non abbiamo bisogno di meno Europa, ma di meno oneri europei dovuti a ostacoli burocratici!”. A tu per tu con Laurent Westermeyr, segretario della FIDEN, Fédération Internationale des Entreprises de Nettoyage, che dal 19 al 22 settembre terrà il suo Congresso Internazionale a Cagliari
Sono davvero molteplici, complesse, di grande e stretta attualità del problematiche culturali, professionali e associative che la FIDEN (Fédération Internationale des Entreprises de Nettoyage) sta portando avanti per dar voce alle imprese di pulizia e facility management europee in ambito UE. Dal 19 al 22 settembre, in Sardegna, a Cagliari, gli associati alla Federazione si ritroveranno, ancora una volta, in Italia per tenere il loro annuale congresso internazionale, per affrontare la stimolante tematica dell’intelligenza artificiale riferita al nostro settore. Abbiamo incontrato il segretario Laurent Westermeyr per presentare FIDEN, parlare dei suoi progetti e anticipare qualche informazione sull’importante evento in programma nel nostro Paese. La Segreteria della FIDEN si trova nel centro di Monaco di Baviera nei pressi di Königsplatz vicino al museo d´arte Lenbachhaus. Il team al fianco di Westermeyr che, dal 1995 si occupa della FIDEN, è multilingue ed esperto in materia internazionale, grazie alle numerose attività svolte all’estero.
Siamo alla vigilia di un importante appuntamento per eleggere i nuovi vertici dell’UE: quali sono i temi che vi stanno maggiormente a cuore e le vostre principali richieste?
“Quando chiediamo ai nostri iscritti quali siano le questioni che stanno loro particolarmente a cuore, uno dei problemi principali – che ha un impatto negativo su tutti i settori di attività e su tutti i Paesi – è l’eccessiva burocrazia. È vero che Bruxelles ha promesso molti anni fa di lavorare per ridurla e ha persino nominato un rappresentante speciale, ma – a nostro avviso – non è successo praticamente nulla. Inoltre, non è di grande aiuto se un regolamento viene abolito o semplificato, se ne vengono creati due nuovi allo stesso tempo. Non fraintendetemi. Gran parte di ciò che l’UE ha voluto, oggi facilita lo scambio transfrontaliero di beni e servizi, ma allo stesso tempo sono stati determinati sistemi che impongono enormi obblighi di registrazione e rendicontazione a ogni azienda, sia essa grande o piccola. Naturalmente, le aziende più piccole ne risentono ancora di più. E ciò che spesso viene trascurato è che i legislatori nazionali aggiungono ulteriori oneri a quelli che devono essere adottati da Bruxelles. Non abbiamo bisogno di meno Europa, ma di meno oneri europei dovuti a ostacoli burocratici.”
Veniamo a una tematica che vi sta particolarmente a cuore: quella dello sviluppo di una cultura europea della pulizia industriale: quanto è sentito questo tema dalle imprese associate e che iniziative state portando aventi per dare impulso alla sua crescita?
“È importante capire che in Europa esistono ancora strutture assai diverse per quanto riguarda le aziende e, in particolare, la formazione. In alcuni Paesi sono soprattutto le grandi aziende a dominare il mercato, mentre in altri ci sono molte piccole imprese. A questo si aggiungono i diversi standard di qualità e formazione. Mentre ci sono Paesi che hanno un sistema di formazione fisso e qualifiche professionali corrispondenti, in altri la formazione è prevalentemente su base volontaria. Questo ha anche a che fare con la reputazione dei dipendenti e la loro immagine di sé. Chi ha ricevuto una buona istruzione svilupperà anche una diversa autostima e la rappresenterà al mondo esterno. Tutto ciò migliora l’immagine dell’intera professione e tu non sei più il ‘male necessario’ che fa le pulizie. Durante il periodo del Coronavirus la percezione dell’importanza dell’igiene e della pulizia ha sicuramente fatto un passo avanti, per le nostre aziende e i nostri dipendenti: improvvisamente questi temi sono balzati al centro dell’attenzione. Voglio sperare davvero che questa sensibilità rimanga viva anche in futuro, per darci la possibilità di costruire su solide fondamenta una nuova cultura del pulito in chiave europea.”
Un altro argomento assai sentito da FIDEN è quello della sostenibilità ambientale: come può concretamente contribuire l’associazione e le imprese che ne fanno parte a portare avanti un’equilibrata politica in grado di contemperare le esigenze economiche con quelle ambientali, senza inutili “fughe in avanti”?
“Come ho detto all’inizio, non siamo un’organizzazione politica. Pertanto non esercitiamo alcuna influenza diretta sui responsabili politici, anche se molti dei nostri membri ricoprono posizioni influenti nelle associazioni imprenditoriali nazionali. Ma siamo una piattaforma per tutti gli operatori del settore della pulizia commerciale, il che significa che siamo in costante dialogo con e tra di noi. Questo è l’unico modo per raggiungere un equilibrio ragionevole tra ciò che vuole il cliente, ciò di cui ha bisogno l’impresa di pulizia commerciale e ciò che l’industria è in grado di produrre. E questo è particolarmente vero nell’area della sostenibilità ambientale. I nostri clienti si aspettano da noi passi concreti, che sviluppiamo insieme ai produttori. Perché sia la responsabilità per l’ambiente che il prezzo del nostro servizio devono essere giusti. In fin dei conti, il cliente deve essere disposto a pagare per questo. Oltre al desiderio di maggiore pulizia e igiene, vediamo anche che i clienti sono disposti a pagare di più per un uso responsabile delle risorse. Soprattutto, però, tutto questo deve essere realizzabile nella pratica quotidiana.”
Dunque in Sardegna, a Cagliari, si terrà il vostro Congresso Internazionale 2024. Possiamo anticipare quali saranno i temi al centro della riflessione e quali sono le aspettative che FIDEN ripone su questo evento?
“Il tema del Congresso di quest’anno sarà: ‘La Generazione Z contro l’Intelligenza Artificiale: match or crash’. Abbiamo capito tutti che le nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro stabiliscono priorità diverse per la loro vita professionale e privata. Questo richiede che i datori di lavoro ripensino e rispondano alla domanda su come la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale possano aiutare a conciliare le esigenze dei dipendenti e dei clienti in modo tale da non solo sopravvivere come azienda nel futuro, ma anche rimanere economicamente forti. Dobbiamo affrontare queste sfide e sperimentiamo nuovi sviluppi ogni giorno. Anche il nostro settore dovrebbe trarne beneficio. Tuttavia, dobbiamo anche tenere presente che le persone e il loro lavoro in cantiere rimangono particolarmente importanti per le nostre aziende.”
Maurizio Pedrini