Arco House Organ

Primavera e infestanti nell’Ho.Re.Ca.

Nei mesi tra marzo e maggio, numerosissime sono le richieste di intervento che ci giungono da parte del settore HO.RE.CA e in particolare da clienti che gestiscono strutture di ricezione, come alberghi e ostelli

Di recente una struttura alberghiera ci ha contattati d’urgenza per la comparsa improvvisa di strane “rosure” di legno avvistate un lunedì mattina, all’improvviso, in diversi alloggi situati al 2° piano, proprio sotto alla volta del tetto. Parliamo di un Hotel a 4 stelle nei pressi delle montagne Veronesi.

Sopralluogo e interviste
Giunto sul posto ho potuto notare che si trattava di una struttura composta per circa l’80% da travature in legno lamellare a livello del tetto, sottotetto, soffitto dei locali ubicati ai piani alti e per circa un altro 10% da porzioni di legno antico “originario”. I proprietari erano spaventati e pensavano ad opere di danneggiamenti diretti creati da ghiri (Glis glis) ma in realtà mi sono accorto che non si trattava di nulla del genere, ma bisognava ricondursi al mondo delle formiche, così ho approfondito le indagini iniziali con una intervista ai proprietari e al personale chiedendo da quando si era palesato il problema e mi dissero che la presenza era stata notata la prima volta l’estate scorsa (giugno 2023), con accumuli di rosura in un locale della stanza n° 104 al 2° piano, in bagno (locale ad angolo struttura con, adiacente, nella parte esterna, 2 poderose alberature aghiformi a contatto con rami sulla facciata esterna) e poi da lì, durante l’estate, erano capitati altri episodi nelle stanze adiacenti (la n° 103 e la n° 105) per poi non dare più segni da ottobre fino ad arrivare a febbraio di quest’anno quando ci hanno contattati per eseguire una ispezione ambientale valutativa.

Prime ipotesi e diagnosi
Dapprima pensavo che fossimo di fronte ad una impennata tipica primaverile da parte di formiche appartenenti al raggruppamento delle cosiddette “formiche carpentiere” (generi Camponotus e Crematogaster) specie che sono collegate al legno e che spesso, in certi contesti, possono creare forti disagi e danni dovuti alle loro attività di attacco a tale substrato, ma poi, per certezza, ho voluto prendere dei campioni di rosura e “vederci più da vicino” oltre ad effettuare ispezioni perimetrali esterne per capire eventuali dinamiche di colonia. Una volta effettuate le opportune analisi ambientali, prelevato dei campioni ed eseguito l’identificazione al microscopio abbiamo capito che la specie in questione era Lasius fuliginosus (Latreille, 1798). L. fuliginosus, nidifica preferibilmente negli alberi sia morti che vivi; occasionalmente è stata rinvenuta anche nel terreno, o nelle fessure di muri, probabilmente non per scelta ma per la difficoltà di trovare un ambiente più idoneo, dimostrando adattabilità; non è dato però sapere se in questi casi ha edificato i classici padiglioni di cartone masticato per cui è nota. Questa formica, infatti, predilige le parti interne degli alberi, costruendo nel tronco particolari strutture di legno masticato e mescolato con la sua saliva, che si sviluppano in un materiale “vivo” in quanto costituito in parte da un micelio simbionte, il Cladosporium myrmecophilum, che dà stabilità alla struttura e le cui spore vengono trasportate dalla regina fondatrice nella sacca infraboccale, dalla quale un organo a filtro impedisce l’ingestione delle spore stesse. Il contesto ambientale della struttura alberghiera (sono stati ristrutturati travi in legno originale come parti portanti della struttura della volta) potrebbe aver costituito la compresenza simultanea di una serie di fattori favorevoli all’insorgenza di colonie della suddetta specie, che presentano, oltretutto, possibilità di co-fondare insieme ad altre specie di formiche in una sorta di parassitismo favorevole. La conformazione della struttura (di chiara e netta costituzione antica) presenta potenziali nicchie favorevoli alla formazione delle “camere abitate.

Terapia e farmacopea
Per risolvere il caso, comunque sia, ci siamo basati su un programma di lotta composto da n° 3 interventi (durato ognuno 2 ore di lavoro effettivo) realizzati ogni 10 giorni, ed  eseguiti con Biocida (PT18) in formulato gel a composizione di principio attivo doppio, Imidacloprid + S-Methoprene: in sostanza un insetticida in esca alimentare, i cui effetti si diffondono all’intera colonia tramite la trofalassi (*), la presenza del regolatore di crescita aumenta l’efficacia del trattamento, poiché S-methoprene provoca infertilità nelle femmine e nelle ninfe in modo che non possano riprodursi o diventare adulti. Tali gel, oltretutto, sono addizionati di Denatonium benzoato (Bitrex) amaricante che scongiura ingestioni accidentali. Durante i passaggi di controllo, e intervento, le postazioni (contenitori per esche in gel) sono state opportunamente caricate di prodotto: queste “station” sono dotate di sistema di apertura e chiusura, proteggono il gel insetticida dalla polvere e dalla luce diretta al fine di mantenere per un tempo più lungo l’efficacia del gel stesso. Di basso “profilo geometrico”, permettono un posizionamento su ripiani o altre superfici e sono dotate di adesivo sul fondo per un mantenimento sicuro della posizione scelta. I tecnici, in ogni passaggio, hanno anche opportunamente verificato lo stato di rinvenimento di esemplari morti a verifica di andamento risoluzione dell’infestazione e, cosa molto importante, fin da subito (durante le prime fasi del primo intervento) si sono date opportune indicazioni al personale dell’Hotel, al fine di verificare giornalmente la presenza di esemplari morti sulle pavimentazioni con relativo, eventuale, smaltimento e pulizia di fondo delle superfici stesse. In realtà, per questo casi specifico, non sono mai stati segnalati esemplari morti visibili negli ambienti; evidentemente l’effetto “ritardato” del gel ha impattato sugli esemplari di formica a distanza, fuori dagli ambienti in siti più prossimali alla/e colonie. Il caso è stato risolto brillantemente, anche perché le colonie non si erano ancora diffuse, fattore questo che avrebbe sicuramente complicato gli interventi, quantomeno rendendo i tempi di risoluzione più lunghi.

Alex Pezzin, responsabile tecnico-scientifico di Biblion S.r.l.

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