La fedeltà è un valore?
Cos’è la fedeltà nel terzo millennio nel mondo occidentale? Ha ancora senso credere in una relazione il cui patto iniziale è “per sempre”?
Tre fra i miei vecchi maestri, eminenti uomini di cultura, mi hanno sempre messo in guardia dalle persone che dichiarano di non aver mai vissuto l’esperienza del tradimento: o come traditore o come tradito. Secondo loro infatti “(il tradimento) se non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, ha una sua dignità.” Anche se “è un percorso drammatico in cui chiunque di noi, ad un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare (…) Tradire un amore, tradire un amico, tradire un’idea, tradire un partito, tradire persino la propria patria, significa infatti svincolarsi da un’appartenenza, creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera” (Galimberti, 2008).
Queste affermazioni, riportate in saggi e spiegate con ricca documentazione scientifica, mi hanno sempre turbato ed hanno messo in crisi la mia visione delle relazioni, ma debbo riconoscere che mi hanno anche aperto alla curiosità ed alla riflessione. Chi di noi può dire di non aver mai vissuto questo tipo di esperienze? Persino da bambini abbiamo sofferto o fatto soffrire per un abbandono, anche solo da parte di un’amichetta. Per non parlare dei vissuti familiari di fronte al vissuto luttuoso delle separazioni dei genitori, perché proprio di una forma di lutto stiamo parlando, a cui molti figli hanno assistito. Cos’è la fedeltà nel terzo millennio nel mondo occidentale? Ha ancora senso credere in una relazione il cui patto iniziale è “per sempre”? Sgombero subito il campo dalle questioni legate all’amore e alle relazioni di coppia, e propongo di collocare queste riflessioni nel mondo dell’impresa, del lavoro e del mercato.
Ho già affrontato alcune di queste parole molti anni fa proprio in queste pagine (Cesaro, 2008), quando proponevo di considerare il rapporto fra produttori e distributori secondo logiche che avrebbero dovuto prescindere dal rapporto di esclusiva, secondo il quale, per contratto, ci si sarebbe potuti difendere dal “tradimento” grazie ad un patto di non concorrenza reciproco. Lo stesso discorso vale per i rapporti fornitore cliente, quello fra datore di lavoro e dipendente, quello fra colleghi di lavoro ed anche quello fra consulenti e soggetti bisognosi di aiuto. Adam J. Fein (2002) in quegli anni pubblicava l’esito di ricerche che facevano capire come “una rete di reciproche opportunità ed obblighi” si sarebbe potuta realizzare con modalità che avrebbero potuto tutelare i reciproci interessi, senza nutrire la sfiducia e la paura del non rispetto di reciproci impegni, impoverendo le relazioni fino al limite della rottura.
Il principio di fondo si basa sul principio della vulnerabilità che si genera dalla forza che una delle parti può esercitare sull’altra provocando una dipendenza causata dalla mancanza di autonomia: pertanto il rapporto è sbilanciato. È esattamente quello che succede, ad esempio, quando nella coppia uno dei soggetti non può contare su un proprio reddito. I rapporti di forza rendono un soggetto evidentemente più fragile dell’altro, squilibrando il valore della relazione e generando un potere contrattuale che prima o poi si ha paura venga esercitato. Un conto sono le relazioni contrattuali, un altro sono le relazioni effettive, al di là delle conseguenze che, nel caso di rottura, possono arrivare alle vie legali che, in ogni caso, non tutelano i rapporti personali ma solo, eventualmente, gli interessi di parte.
Chi vive od osserva un tradimento rischia di vivere una frustrazione e un senso di fallimento anticipatorio di tante relazioni: della serie, “tanto, va a finire male”. Le esperienze negative infatti rimangono per sempre dentro di noi e ci formano, anche se ci fanno soffrire o proviamo a negarle. Per questo motivo molti dirigenti non condividono informazioni con colleghi o collaboratori, alcuni professionisti non insegnano il mestiere ai giovani stagisti, molti artigiani non rivelano i segreti del mestiere ai ragazzi di bottega, e così via. Tutti hanno paura di essere traditi, di perdere potere, di avvantaggiare possibili avversari o competitori. Secondo i miei maestri tutti questi soggetti rivelano le loro fragilità, non esprimono appieno la loro identità e, costruendo muri, limitano la loro esperienza di vita. In questo modo nulla può prendere vita, cambiare o crescere.
Lungi dal poter insegnare qualcosa a qualcuno, e consapevole che in giro per l’Italia ci sono almeno 12 studi professionali che hanno origine da professionisti che hanno lavorato in passato con me, propongo di considerare anche un altro modo di leggere la fedeltà:
- il vero tradimento potrebbe essere considerato una scelta di campo: non credo più in quello che sto facendo e, cambiando divisa ed identità, da domani mi aggrego al nemico e combatto contro ai miei ex colleghi, amici, coniuge, etc. È questo un atto pubblico, definitivo, senza ritorno.
- La non fedeltà, o infedeltà, talvolta transitoria, è spesso un atto di esplorazione e scoperta: il mio rapporto è in crisi, sono attraversato dai dubbi, ho l’opportunità di guardare il mondo da altri punti di vista. Sperimento la diversità consapevole del rischio e pronto a riconfermare il mio percorso di vita o, maturando nuove scelte, cambiando in modo pacifico anche se doloroso. È un percorso intimo, privato, libero da sensi di colpa, non negoziabile.
Quest’ultima riflessione potrebbe essere tacciata come opportunistica e fragile, come in effetti, a mio parere, è la natura umana; nessuno di noi è depositario della perfezione e la vita degli altri dovrebbe essere per noi senza giudizio per poi prevedere anche la confidenza con il perdono, prima di tutto verso noi stessi, perché, come ha scritto Conrad:
“Tradire. Parola grossa. Che significa tradimento? Di un uomo si dice che ha tradito il Paese, gli amici, l’innamorata. In realtà l’unica cosa che l’uomo può tradire è la sua coscienza”. (Conrad, J., 1911)
Bibliositofilmografia
Cesaro, F., 2000, Fa’ Pulito, Buone Pratiche ed un po’ di Cultura, Milano
Cesaro, F., 2008, Ti Fidi di me? , Dimensione Pulito, Ed. Spazio Tre, Milano
Conrad, J., 1911, Sotto gli Occhi dell’Occidente, ed. Garzanti 2020, Milano
Fein, J.A., 2002, Il Potere dell’Equilibrio nelle Relazioni Produttori-Distributori, Drug Channels Institute
Galimberti, U., 2008, Il Segreto della Domanda: Intorno alle Cose Umane e Divine, ed. Apogeo, Feltrinelli, Milano
Franco Cesaro