Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Flebotomi: rilevanza sanitaria e prevenzione

Essi sono ditteri ematofagi, (Famiglia Psychodidae) imparentati con le zanzare. A livello mondiale esistono più di 1000 specie mentre in Italia sono state riportate otto specie appartenenti a due diversi generi: Phlebotomus e Sergentomyia. Il primo genere e costituito da sette specie (P. perniciosus, P. perfiliewi, P. neglectus, P. ariasi, P. papatasi, P. sergenti e P. mascittii) mentre il genere Sergentomyia è rappresentato da una sola specie (S. minuta). La specie più diffusa e più abbondante è indubbiamente P. perniciosus, la quale riveste un notevole interesse epidemiologico, essendo vettore accertato di leishmaniosi viscerale sia nell’uomo che nel cane. È stato segnalato in 18 delle 20 Regioni italiane, con densità più elevate nelle zone costiere del Tirreno, Ionio e nelle isole. I flebotomi sono insetti simili alle zanzare, ma con dimensioni molto ridotte di circa 2-3 mm. Sono caratterizzati da una colorazione giallo tenue simile al colore della sabbia, da cui deriva il termine inglese sand fly. Il corpo, comprese le ali, è completamente rivestito da una sottile peluria grazie alla quale possono compiere un volo silenzioso per nutrirsi sull’ospite senza essere scoperti. La puntura è molto fastidiosa e causa prurito con ponfo edematoso. Sono generalmente attivi durante le ore crepuscolari e notturne, mentre durante il giorno sfuggono la luce solare nascondendosi in stalle, pollai, cantine, abitazioni, fessure di muri, di roccia e del suolo. Amano gli ambienti freschi con alta umidità, pertanto sono maggiormente diffusi in zone costiere, tuttavia si possono trovare anche in zone collinari.

Il ciclo vitale è costituito da quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto. Esso dura circa 45-60 giorni con almeno due cicli di sviluppo completi per stagione riproduttiva (giugno-settembre) a temperature ideali intorno a 24-30 °C. Lo sviluppo dei flebotomi è fortemente rallentato in inverno e le larve di quarto stadio superano il freddo in diapausa infossate nel suolo. La diapausa invernale può avvenire anche allo stadio di uovo nei climi temperati. Le larve sono terricole e si sviluppano in completa oscurità su terreni ricchi di materiale organico in decomposizione. Arrivati allo stadio adulto, solo le femmine sono ematofaghe e non hanno preferenza d’ospite; solo la specie Sergentomyia si nutre prevalentemente sui rettili. La femmina può produrre da 50 a 100 uova alla volta. L’importanza sanitaria dei flebotomi è associata soprattutto alla loro capacità di trasmettere diverse specie di Leishmania. Tuttavia, alcune specie di flebotomi sono anche vettori di arbovirosi, infezioni diffuse in varie aree del mondo, Italia inclusa.

Quelle maggiormente diffuse nel Mediterraneo appartengono al genere Phlebovirus (Famiglia Bunyaviridae); in Italia i più diffusi sono Toscana virus, Sicilia virus e Napoli virus. Nella maggior parte dei casi sono asintomatiche o causano sintomi simil-influenzali (“febbre da pappataci” o “dei tre giorni”), ma a volte possono dare origine a infezioni acute del sistema nervoso centrale. Al momento non è chiaro quale ruolo possano svolgere gli animali nell’epidemiologia di queste arbovirosi. Sembra che gli stessi flebotomi siano in grado di mantenere per periodi limitati l’infezione tramite trasmissione transovarica (da madre alla progenie) e venerea (tra femmina e maschio durante l’accoppiamento), ma è stato ipotizzato che altri animali, uomo compreso, possano fungere da serbatoio del virus.

Metodi di controllo

Il controllo dei flebotomi è fondamentale per diminuire la diffusione dei patogeni da loro trasmessi. La lotta diretta al vettore è un’operazione piuttosto complessa e raramente ha dato buoni risultati. Il controllo delle larve è scarsamente realizzabile, poiché, essendo terricole e non avendo fasi acquatiche, non sono facilmente aggredibili tramite azioni di bonifica ambientale. Inoltre, i siti di riproduzione non sono facilmente identificabili e la rimozione di singoli focolai larvali è probabilmente inutile, se altri siti nelle vicinanze rimangono produttivi. La lotta agli adulti, se effettuata con l’utilizzo di insetticidi ad azione residuale, può essere uno strumento efficace, ma non è possibile pensare a trattamenti ambientali su larga scala perché questi comporterebbero elevati costi economici e grandi svantaggi ambientali, oltre al rischio di insorgenza di resistenza agli insetticidi. I trattamenti all’interno delle abitazioni o dei ricoveri per animali e l’utilizzo di repellenti su tende o zanzariere sono invece efficaci e al tempo stesso sostenibili dal punto di vista economico e ambientale. Gli animali, ed in particolare il cane, possono essere protetti prevenendo il contatto con i flebotomi. Si può ottenere questo risultato usando prodotti insetticidi ad uso topico (collari o spot-on) con effetto anti-feeding.

Francesco Gradoni, Lidia Iustina Danca, Laboratorio Entomologia Sanitaria e patogeni trasmessi da vettori – Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

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