Igiene e Ambiente - Disinfestazione

Zecche: rilevanza sanitaria e prevenzione

Le zecche appartengono al Phylum degli Artropodi ed allo stesso gruppo tassonomico degli acari (Ordine Acarina). Le dimensioni variano da qualche millimetro a pochi centimetri, a seconda dello stadio e della specie. Ci sono circa 900 specie conosciute divise in due grandi famiglie: Argasidae (zecche molli), e Ixodidiae (zecche dure). In Italia sono presenti 40 specie (7 appartenenti ad Argasidae e 33 ad Ixodidae), di cui almeno 30 sono state ritrovate sull’uomo. Il ciclo biologico delle zecche passa attraverso quattro stadi di sviluppo: uovo, larva, ninfa e adulto. Dopo la schiusa, il passaggio da uno stadio al successivo avviene attraverso una muta, per la quale la zecca deve aver necessariamente aver compiuto un pasto di sangue.

Le zecche della famiglia Argasidi sono comunemente conosciute come zecche degli uccelli poiché i loro ospiti d’elezione sono appunto i volatili. Le Argasidi non presentano uno scudo dorsale chitinoso, motivo per cui vengono anche definite “zecche molli”. A questa famiglia appartengono due generi presenti in Italia, Argas e Ornithodoros. Il ciclo biologico passa attraverso due stadi ninfali. La femmina può compiere diversi cicli di deposizione deponendo poche centinaia di uova per volta e non muore dopo la deposizione. Il ciclo biologico è molto rapido ed in condizioni ottimali può completarsi in circa 40 giorni.

La specie più comune è Argas reflexus, nota come zecca del piccione. Originariamente associata al piccione selvatico, parassita comunemente il piccione domestico; per questo motivo è presente in tutti i luoghi frequentati da questo volatile. Durante il giorno si nasconde negli anfratti dei muri o del legno rimanendo nelle vicinanze dei nidi degli uccelli; di notte ricerca attivamente gli ospiti seguendo l’anidride carbonica da essi emessa. Il pasto di sangue è breve e dura pochi minuti, dopo di che torna a rifugiarsi negli anfratti. Il loro ritrovamento sugli animali è raro; è invece molto comune trovarli nei pressi di piccionaie o nei sottotetti. In caso di infestazioni massicce e/o di mancanza dell’ospite preferito (gli uccelli), gli argasidi possono infestare intere abitazioni, soprattutto nei periodi in cui le case sono riscaldate artificialmente. Le segnalazioni di punture all’uomo da parte di A. reflexus sono piuttosto comuni in Italia ed altri paesi europei.

L’importanza sanitaria delle zecche molli è minore rispetto a quelle delle zecche dure. Nonostante ciò, è comunque importante ricordare che queste zecche possono causare dei rash cutanei importanti. Per quanto riguarda la prevenzione è importante agire in prima istanza nell’allontanamento degli ospiti  (uccelli) e poi agire con il trattamento di pesticidi negli ambienti infestati in cui gli ospiti erano presenti.

Zecche dure

A questo gruppo appartengono le specie più conosciute e di maggior importanza sanitaria. La caratteristica principale degli ixodidi è la presenza di uno scudo dorsale che copre in parte o totalmente il dorso della zecca; da qui il nome di “zecche dure”.  In base alla specie, possono deporre un numero di uova variabile da qualche centinaio fino ad alcune migliaia e dopo la deposizione la femmina muore. Le larve cercano l’ospite sul quale effettuare il primo pasto di sangue, dopo di che, nella maggior parte delle specie, si staccano per tornare nell’ambiente e mutare in ninfa. Il ciclo si ripete (pasto di sangue, ritorno all’ambiente, muta e ricerca di un nuovo ospite) anche per le ninfe, mentre la femmina, dopo l’accoppiamento, cade a terra, depone le uova e muore. La durata di un intero ciclo può essere di alcune settimane fino a due anni o più, a seconda delle condizioni climatiche, della specie e della facilità di reperimento degli ospiti. Vediamo ora quali specie di zecche dure sono più diffuse in Italia.

Ixodes ricinus (zecca dei boschi). È senza dubbio la specie più diffusa e di maggior importanza sanitaria per il gran numero di patogeni trasmissibili agli animali ed all’uomo. Vive in ambienti ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva, con microclima fresco e umido. È diffusa soprattutto nelle regioni del nord Italia, in particolare nella fascia collinare e pedemontana. È attiva da marzo fino a ottobre-novembre con un picco di densità verso maggio-giugno. Può attaccare diverse specie di uccelli, mammiferi e persino rettili. Le larve e le ninfe parassitano piccoli mammiferi e uccelli, mentre gli adulti preferiscono mammiferi di taglia maggiore. La sua presenza e abbondanza è determinata principalmente dalla diffusione e densità di ospiti come roditori ed ungulati selvatici. I patogeni più comuni trasmessi da questa specie sono batteri del genere Borreliae (morbo di Lyme), Rickettsia, Anaplasma e Babesia, e virus come l’Encefalite trasmessa da zecche (in sigla TBE dall’inglese tick-borne encephalitis).

Rhipicephalus sanguineus (zecca del cane). È una specie di particolare interesse poiché è diffusa su tutto il territorio nazionale e perché il suo habitat è diventato l’ambiente urbanizzato. È presente in tutti gli ambienti frequentati dai cani, che è il suo ospite d’elezione. In alcune situazioni, per esempio nei canili, può raggiungere densità molto elevate creando seri problemi di salute agli animali. Si ritrova spesso, oltre che nei ricoveri dei cani, nei parchi, orti, capannoni e serre. Trova rifugio nelle crepe e fessure delle strutture e qui può sopravvivere anche per diversi mesi senza nutrirsi. È più resistente di altre specie alle basse temperature e umidità, per cui in alcuni luoghi è possibile trovarla attiva quasi tutto l’anno; inoltre, le cucce ed i rifugi del cane offrono delle condizioni microclimatiche

che ne favoriscono lo sviluppo. Il ciclo di sviluppo in condizioni ottimali può durare 4-5 mesi. Anche se il cane è l’ospite elettivo può parassitare altri mammiferi, tra cui l’uomo. I patogeni trasmessi da questa specie sono Rickettsia, Anaplasma, Babesia e Ehrlichia.

Dermacentor marginatus. È una specie diffusa su tutto il territorio nazionale ed è presente nelle aree arbustive, radure e pascoli a media e alta quota. Gli adulti si rinvengono su grossi erbivori e carnivori. Parassita frequentemente i cinghiali ed i canidi. Il ciclo dura in media 5-6 mesi. I patogeni trasmessi da questa specie sono batteri come Borreliae (morbo di Lyme), Rickettsia, Anaplasma e Babesia.

Hyalomma marginatum. Questa specie presenta caratteristiche biologiche ed ecologiche simili e riferibili a quelle descritte per D. marginatus; come quest’ultima, essa viene spesso rinvenuta sui cinghiali. È diffusa soprattutto nelle regioni meridionali. Il patogeno più importante che viene trasmesso da questa specie è il virus che causa la febbre emorragica di Congo-Crimea (in sigla CCHF).

Rilevanza sanitaria e prevenzione

Le conseguenze più gravi legate all’infestazione da zecche sono la possibilità di acquisire un’infezione di patogeni. Nel caso di soggetti che hanno abitudini a rischio (frequentazione di ambienti esterni, passeggiate nei boschi, nei parchi, ecc.) e considerando l’impossibilità di eradicare le zecche dagli ambienti naturali, le armi a disposizione per il controllo delle infestazioni sono quelle di evitare il contatto con questi artropodi. Per questo si consiglia di camminare lungo sentieri con erba bassa indossando un abbigliamento adatto (senza lasciare parti del corpo scoperte) e soprattutto utilizzando repellenti a base di DEET o Icaridina sulla pelle, abiti e scarpe. L’etichetta del prodotto utilizzato deve riportare la scritta: “Efficace contro le zecche”. Per quanto riguarda gli animali domestici è possibile utilizzare antiparassitari specifici come collari, spray e spot-on. Dopo un’escursione in zone a rischio è opportuno controllare accuratamente gli abiti e tutte le parti del corpo, compreso quello del proprio animale e lavare quello che è possibile a 60 °C. Nel caso si trovi una zecca sul proprio corpo o sull’animale, bisogna rimuoverla il prima possibile tramite l’uso di una pinzetta o strumento specifico, disinfettare dopo l’estrazione e controllare eventuali arrossamenti dopo la rimozione della zecca.

Per quanto riguarda invece infestazioni da R. sanguineus, in particolar modo nei cani e nei gatti, è importante trovare la fonte dell’infestazione per poi eliminarla, in quanto potrebbe essere rappresentata dagli ambienti normalmente frequentati dagli animali (ad es. cuccia o recinto del cane, garage). Un sopralluogo nei luoghi sospettati di aver originato l’infestazione è sempre consigliabile, seguito da una pulizia accurata ed eventuale trattamento con prodotti disinfettanti o con specifiche formulazioni acaricide ad uso ambientale.

Francesco Gradoni, Lidia Iustina Danca, Laboratorio Entomologia Sanitaria e patogeni trasmessi da vettori – Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie

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