Vespa orientalis, espansione urbana e controllo
La Vespa orientalis, specie autoctona ma in rapida espansione, sta colonizzando nuovi territori italiani, inclusi contesti urbani. Diffusione, impatto ambientale e strategie di contenimento più efficaci
Negli ultimi anni la Vespa orientalis Linnaeus, 1771, conosciuta come calabrone orientale, è diventata protagonista delle cronache nazionali per la sua crescente presenza sul territorio italiano. Considerata da molti una specie invasiva, in realtà si tratta di un imenottero autoctono, storicamente diffuso nel Sud Italia e oggi in forte espansione anche verso le regioni centrali e settentrionali.
Origine e diffusione in Italia
Il genere Vespa comprende 22 specie diffuse tra Asia, Africa, Europa e America. In Italia sono presenti:
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Vespa crabro (calabrone europeo)
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Vespa orientalis (calabrone orientale)
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Vespa velutina (calabrone asiatico, specie aliena introdotta di recente)
Secondo l’ISPRA, la Vespa orientalis è nativa e storicamente presente in Sicilia, Calabria e Campania, con recenti segnalazioni in Lazio, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Liguria. In Sicilia, dove fino a dieci anni fa era confinata alle aree costiere, la specie ha oggi colonizzato anche le zone interne e più elevate.
Come riconoscere la Vespa orientalis
La Vespa orientalis è facilmente distinguibile:
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Dimensioni: 2,5–3,5 cm
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Colorazione: rosso ruggine con due bande gialle sull’addome
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Attività: attiva anche nelle ore più calde, grazie al pigmento xantopterina che sfrutta l’energia solare
Comportamento e attività predatoria
Specie sociale e stagionale, il calabrone orientale fonda colonie da marzo a dicembre. La dieta si basa su zuccheri e proteine, con una forte componente predatoria verso altri insetti, in particolare le api da miele, di cui attacca gli alveari in gruppo.
Durante gli assalti, i calabroni assediano le arnie finché le api non abbandonano il nido, che viene poi completamente depredato.
Un insetto urbano in espansione
Dal 2016 le segnalazioni di Vespa orientalis sono aumentate in modo significativo in tutto il Paese. La specie mostra una notevole capacità di adattamento agli ambienti urbani, dove trova facilmente cibo tra i rifiuti organici e ripari ideali per la costruzione dei nidi.
Le colonie, che possono ospitare fino a 600 individui adulti, costruiscono i nidi in anfratti, cassoni delle serrande, magazzini e muri. In città, la loro presenza diventa evidente soprattutto da agosto in poi, quando l’attività di volo è più intensa.
Rischi e convivenza con l’uomo
La puntura del calabrone orientale, seppur dolorosa, non è più pericolosa di quella di altri imenotteri, a meno che la persona non sia allergica. Tuttavia, le dimensioni e il ronzio intenso generano paura e allarme, soprattutto quando i nidi si trovano in ambienti domestici o lavorativi.
Rimozione e prevenzione dei nidi
La rimozione dei nidi di calabrone orientale deve essere affidata esclusivamente a ditte specializzate, dotate delle attrezzature e dei dispositivi di sicurezza adeguati.
Attualmente non esistono metodi preventivi efficaci, ma:
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In primavera è utile controllare cassoni, magazzini e fessure dove possono formarsi nuovi nidi.
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L’uso di trappole per fondatrici può ridurre, seppur in minima parte, la nascita di nuove colonie.
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Ogni nido può generare fino a 40 nuove fondatrici, motivo per cui la crescita della popolazione è molto rapida.
Alcuni studi ipotizzano strategie innovative, come l’utilizzo dei calabroni stessi come vettori di sostanze patogene o repellenti per colpire le colonie alla fonte.
Una gestione sostenibile
Nonostante l’impatto sugli apiari e la difficoltà di convivenza, la Vespa orientalis svolge comunque un ruolo ecologico come impollinatore e regolatore di altre popolazioni di insetti.
L’obiettivo deve quindi essere un controllo sostenibile, che limiti i rischi per l’uomo e tuteli al tempo stesso la biodiversità.
Ernesto Ragusa, Università degli Studi di Palermo





