Infestazioni oltre i magazzini
Gli insetti delle derrate a volte sono in grado di infestare anche ambienti che nulla hanno a che fare con lo stoccaggio di prodotti alimentari. Questo caso dimostra come le criticità non derivino solo da errori di gestione, ma anche da fattori strutturali e ambientali

Quando si pensa agli infestanti in ambienti industriali, il pensiero va direttamente alle grandi, medie e piccole aziende alimentari, mentre raramente si inseriscono nell’elenco dei luoghi a rischio tutte le aziende che, pur lavorando materie prime di origine vegetale e/o animale, non producono prodotti alimentari. Tuttavia, la realtà è ben diversa; le linee di produzione sono spesso circondate da laboratori, magazzini, locali tecnici, aree di ricevimento merci, spogliatoi e aree di servizio, spesso non sottoposte agli stessi rigorosi controlli che interessano le aree produttive.
Prodotti come gli eccipienti naturali, le gelatine, le sostanze proteiche e i derivati animali e vegetali sono substrati perfetti per l’attrazione di specie come Tribolium, Lasioderma o Plodia. La presenza di polveri sottili, umidità localizzata e calore costante creano un microambiente ideale anche in contesti potenzialmente non ideali. L’aspetto più critico, tuttavia, è dovuto al fatto che l’infestazione può nascere non da un errore di gestione o da una contaminazione esterna, ma da elementi intrinseci all’edificio, come strutture murarie antiche, materiali porosi o intercapedini non bonificate.
Un esempio concreto
Prendiamo in esame un caso reale che ha avuto luogo in un’azienda industriale produttrice di generi non alimentari situata nelle campagne salentine e, più precisamente, nella zona industriale posta a sud di un piccolo centro urbano; essa confina a nord con due capannoni utilizzati come rimessa di macchinari agricoli, a est e sud con due aziende edili, a ovest con un campo coltivato. Nei primi mesi del 2025 questa azienda è stata oggetto di un’infestazione tanto atipica quanto problematica.
I locali produttivi, posizionati nella zona più interna e più protetta dell’edificio, erano estremamente controllati, monitorati e puliti e la produzione seguiva standard GMP rigorosissimi. L’impianto di monitoraggio infestanti presente in azienda, poiché la stessa produceva prodotti non alimentari partendo da materie prime che, seppur di origine vegetale e animale, non erano giudicate “infestabili”, comprendeva monitoraggio su insetti volanti a fototropismo positivo e su insetti striscianti provenienti dall’esterno e roditori.
Comparsa e identificazione
Tra la fine del mese di marzo e l’inizio di aprile 2025, sono stati individuati alcuni insetti di piccole dimensioni nei locali di servizio adiacenti all’area produttiva, ossia corridoi tecnici, magazzino intermedio e locali elettrici; gli stessi insetti, oltre che per terra, erano presenti anche sui pannelli collanti delle trappole fototropiche – lampade.
Grazie al proprio laboratorio interno di riconoscimento infestanti, l’azienda appaltatrice dei servizi di pest management ha classificato velocemente gli stessi come esemplari di Tribolium castaneum. Inizialmente, la presenza è stata attribuita a un’eventuale contaminazione delle materie prime o a un errato stoccaggio temporaneo. Tuttavia, le ispezioni di filiera non hanno evidenziato alcun segno di infestazione né tra i fornitori, né nelle aree di ricevimento merci. Col passare dei giorni si è verificato un importante aumento di esemplari, i quali progressivamente si avvicinavano ai locali produttivi. La situazione ha allarmato sia la proprietà che l’azienda di disinfestazione.
Prime misure
Le azioni inizialmente adottate sono state coerenti con i protocolli classici: installazione di trappole a feromoni, pulizie straordinarie, aspirazione meccanica degli insetti, trattamento adulticida localizzato con piretroidi. Tali operazioni hanno consentito, in pochi giorni, di ridurre in maniera significativa la presenza di insetti. Tuttavia, dopo circa una settimana, il problema è riemerso in maniera più intensa. Gli insetti, piccoli ma agili, venivano osservati nei pressi dai bordi del pavimento, in particolare lungo i battiscopa e in prossimità di un pavimento galleggiante. Nonostante le bonifiche, le presenze aumentavano. Le indagini esterne sono state estese anche ai locali adiacenti e ai quadri elettrici ove non è stato rinvenuto alcun nido, residuo o substrato alimentare apparente.
L’intuizione strutturale
A quel punto si è deciso di spostare il focus dall’interno dell’edificio alla parte esterna ed alla struttura muraria. Si è notato che la zona più coinvolta era quella a nord della struttura; gli insetti, presenti in maniera più copiosa nei pressi di un muro di confine, andavano diminuendo e si distribuivano in maniera scalare nel resto dell’edificio. La parete in oggetto, risalente a oltre cento anni prima, presentava in alcune sezioni muri costruiti con la tecnica del terrapieno: un metodo architettonico largamente utilizzato in passato, in cui le intercapedini murarie venivano riempite con terra, residui vegetali, sabbia e pietrisco per isolare e consolidare. L’intuizione è stata confermata da un esperimento semplice quanto efficace: nastro biadesivo lungo il battiscopa, posizionato sia sul pavimento che sulla parete, e intorno alle prese elettriche. Dopo 24 ore, gli insetti risultavano incollati su entrambi i lati, dimostrando che emergevano dal muro, passando attraverso fessure invisibili e fori tecnici dei cavi elettrici. Aperte le prese elettriche, si è notato che, all’interno delle stesse e nei corrugati, vi erano numerosi insetti. Si è avuta un’ulteriore riprova a seguito di un sopralluogo nei capannoni adiacenti alla parete nord della struttura e adibiti a rimessa di macchine agricole. Guardando per terra è stata notata la presenza di notevole quantità di grano duro e residui vegetali, insieme ad un importante numero di triboli della stessa specie, trovati esattamente dalla parte opposta del muro, all’interno dell’azienda in oggetto.
Chiedendo al proprietario del locale, si è venuto a sapere che, nei cinque anni precedenti, quei locali erano stati utilizzati come magazzino per il grano e, solo di recente, svuotati ed utilizzati per il ricovero dei mezzi. A quel punto, tutto è risultato decisamente più chiaro. Gli insetti, sviluppatisi all’interno dei magazzini, non avendo più a disposizione il materiale da infestare, stavano migrando in altri luoghi da colonizzare e, quindi, sfruttando ogni singola fessura e foro presenti nel muro, si trasferivano dall’altra parte, penetrando all’interno dell’azienda in oggetto.
Piano di bonifica
La soluzione ha richiesto un approccio multidisciplinare oltre alla disinfestazione classica: innanzitutto, grazie all’utilizzo di una resina, sono stati chiusi perfettamente tutti i possibili fori presenti nella zona del sottotetto e del battiscopa. Poi sono state applicate polveri fossili (terre di diatomee) lungo i perimetri e nelle prese elettriche, per creare barriere meccaniche. In seguito, sono state sigillate tutte le canaline e i passaggi non utilizzati, con schiume poliuretaniche ignifughe e infine trattata la parete dal lato esterno, quello della rimessa delle macchine agricole, con prodotti microincapsulati lungamente residuali.
Nel frattempo, è stato avviato un piano di ristrutturazione per eliminare progressivamente le pareti in terrapieno e sostituirle con soluzioni più adatte al contesto industriale moderno. Nel giro di due mesi, l’infestazione è stata eradicata completamente e già da fine giugno non è stato rinvenuto più nessun esemplare.
Conoscere l’ambiente
Il caso illustrato in questo articolo mette in luce una verità fondamentale spesso trascurata nella gestione delle infestazioni: la conoscenza della biologia e del comportamento degli insetti non basta se non è accompagnata da una profonda comprensione dell’ambiente architettonico e tecnico in cui si opera.
Tribolium castaneum, come altri infestanti delle derrate, è un organismo opportunista, capace di sfruttare le imperfezioni strutturali, l’età degli edifici, le discontinuità nei materiali e persino gli impianti elettrici per colonizzare ambienti che, sulla carta, dovrebbero essere immuni da infestazioni. In contesti ad alta sensibilità, come le aziende industriali, è quindi indispensabile affiancare all’igiene e alla disinfestazione un approccio etologico-strutturale, in grado di anticipare e prevenire le vie di ingresso e sviluppo dell’infestazione. Solo attraverso la sinergia tra entomologia, edilizia, ingegneria edile, prevenzione e monitoraggio continuo si possono garantire standard qualitativi compatibili con la sicurezza dei prodotti e la salute dei consumatori.
Claudio Cantore responsabile tecnico azienda pest management
Francesco Nicassio consulente gestione integrata e sostenibile infestanti





