Mitigazione del rischio da anticoagulanti
Normative, buone pratiche operative e strategie di riduzione del rischio. Spunti per un impiego più consapevole, efficace e sostenibile, sia in ambito urbano che industriale

Nel mondo della disinfestazione abbiamo avuto delle vere e proprie rivoluzioni nelle metodologie operative dovute principalmente ai continui progressi tecnologici e alla ricerca di prodotti più efficaci e sicuri. Molti cambiamenti però sono stati determinati anche da una società sempre più attenta ai problemi ambientali, ai possibili danni causati da un uso estensivo dei prodotti chimici, insetticidi e rodenticidi compresi, ed ultimamente anche ai problemi relativi al benessere animale. Se pensiamo alle metodologie d’intervento che sono state applicate nel tempo contro i vari infestanti, ci rendiamo conto dei grandi progressi che hanno reso da un lato la vita più facile ai disinfestatori e al contempo hanno ridotto notevolmente i possibili impatti negativi sull’ambiente e sulla fauna non bersaglio.
È innegabile che gli anticoagulanti siano indispensabili per il controllo dei roditori nocivi. Tuttavia, il loro uso generalizzato e continuativo può comportare seri rischi per la fauna non bersaglio perché tali rodenticidi possono accumularsi nel fegato dei predatori naturali dei roditori, come uccelli rapaci e mammiferi carnivori, provocandone la morte. Studi a livello mondiale documentano questo rischio e sono già state elaborate linee guida che ne impongono un uso più oculato e limitato. Inoltre, sulle etichette della maggior parte dei prodotti in commercio sono riportate indicazioni che riguardano il tempo massimo di un loro utilizzo nell’ambiente o la dicitura del divieto di impiego in maniera permanente (permanent baiting) o a scopo di monitoraggio. Il dovere di utilizzare tali prodotti in maniera più corretta, in modo da limitarne i possibili effetti negativi, non solo è un obbligo di legge che può comportare sanzioni pecuniarie e penali (vedi D. Lgs. n°179 del 2 novembre 2021) ma è anche un obbligo morale che ogni azienda di disinfestazione ha nei confronti dell’ambiente e della società a cui appartiene.
Interventi mirati
Le aziende di pest control devono quindi impegnarsi ad utilizzare tali prodotti in maniera corretta, a partire ad esempio dalle campagne di derattizzazione condotte sul territorio cittadino, dove in effetti si concretizzano i maggiori rischi dovuti ad un impiego estensivo degli anticoagulanti, per arrivare poi agli interventi effettuati presso le aree esterne di strutture produttive e aziende alimentari. Nel primo caso è però necessario abbandonare la vecchia pratica che consiste nel collocare sul territorio centinaia di erogatori di esca, come spesso viene fatto, con il principale scopo di renderli visibili ai cittadini e accontentare il committente dell’appalto, senza aver prima avuto un riscontro della effettiva presenza dei roditori. Utile a tal fine risulterebbe l’effettuazione di preventive indagini in campo eseguite da tecnici esperti per individuare quelle zone più sensibili del territorio potenzialmente infestate, quali le aree degradate o incolte, gli edifici abbandonati, i canali o le fognature a cielo aperto, le piccole discariche abusive, l’area di sosta dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti. Sarebbe più logico impiegare, in tali aree, l’esca virtuale per valutare l’eventuale consumo e conseguentemente la reale presenza di ratti e topi. Tali informazioni permetterebbero l’impiego dei rodenticidi solo in quelle zone risultate positive e solo per il tempo strettamente necessario, evitando così di disperdere inutilmente prodotti chimici nell’ambiente. Di estrema importanza risulterebbe inoltre l’allontanamento di ogni dispensatore di esca al termine dell’appalto, cosa questa che raramente viene effettuata perché non remunerativa. Questa mancanza determina spesso l’abbandono di attrezzature nell’ambiente contenenti prodotti pericolosi.
Altrettanto importante sarebbe, in ambiente prettamente urbano, un maggior ricorso ad interventi di derattizzazione condotti all’interno delle reti fognarie durante i mesi estivi. Le fognature rappresentano infatti gli habitat naturali dei ratti che le utilizzano sia come luoghi di insediamento che come vie di spostamento da una parte all’altra del tessuto cittadino. In estate i tombini fognari e le caditoie risultano in genere più asciutte e l’esca ha maggiore probabilità di rimanere integra per più settimane; in genere una campagna della durata di 30-35 giorni è in grado di garantire un buon controllo dei roditori. Resta inteso che l’esca deve essere fissata alle griglie e ai tombini e deve essere controllata almeno una volta alla settimana, in modo da poter essere ripristinata se consumata o rimossa in mancanza di consumo, in modo da evitare che con il tempo possa disperdersi nelle reti fognarie.
Ugo Gianchecchi, consulente in pest management





