Economia circolare: dal Recovery Plan fondi insufficienti
Le risorse ad oggi previste non bastano per realizzare la transizione dell'Italia verso un modello di economia circolare e a colmare l'attuale gap impiantistico

FISE Assoambiente e FISE Unicircular, che rappresentano le imprese che raccolgono, gestiscono, riciclano e smaltiscono i rifiuti urbani e industriali del nostro Paese, denunciano come l’attuale bozza di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non individui gli strumenti economici adatti a rafforzare il mercato del riciclo e del riutilizzo.
Il PNRR dovrebbe essere un’occasione unica per accompagnare il nostro Paese verso modelli di produzione, sviluppo e consumo più sostenibili e circolari. È per questo che l’Europa, per accedere ai fondi messi a disposizione, ha fissato il paletto del 37% come quota minima rivolta a sostenere gli obiettivi del Green Deal. L’attuale bozza del piano, però, destina al tema “economia circolare e valorizzazione del ciclo dei rifiuti” risorse limitate, pari a 1 miliardo di euro, e non individua concreti strumenti economici per l’industrializzazione del settore della gestione dei rifiuti.
Le due Associazioni evidenziano come si sia ben lontani dai 10 miliardi di euro di investimenti necessari solo per sanare il gap impiantistico del nostro Paese, che ci obbliga ogni giorno ad esportare decine di migliaia di tonnellate di rifiuti che potremmo trasformare a livello nazionale in materia riciclata ed energia. Alla bozza manca una precisa visione industriale del settore ed è priva di indicazioni relativamente agli strumenti economici da introdurre per rafforzare il mercato del riciclo e del riutilizzo; anche le riforme di accompagnamento al capitolo economia circolare appaiono molto deboli.