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La disinfezione aerea

Quando si parla di disinfezione aerea ci si riferisce ad apparecchiature che in assenza di persone vengono lasciate in una stanza per “sanificarla”. Dall’OMS questi sistemi vengono chiamati “No touch systems”

di Vincenzo Cama

I sistemi che si propongono per la disinfezione aerea sono quelli dell’irraggiamento UV-C (raggi ultravioletti), della produzione di aerosol di Ozono o di Cloro generati “in situ” e aerosol di soluzioni di Perossido di Idrogeno (Acqua Ossigenata) in forma di aerosol o in forma di gas.

Dopo, come dimostrato dai vari studi su riportati, il pulviscolo con il virus ricade sulle superfici e si deposita. Solo le “droplets” molto piccole si disperdono nell’aria diluendosi. Quindi, la disinfezione aerea, se fatta postuma, con il sistema “No touch”, dovrebbe in effetti interessare principalmente le superfici sulle quali si è posato il virus. Un’irrorazione se non è tale da interessare anche le superfici, risulta poco utile.  L’OMS raccomanda comunque sempre una disinfezione manuale delle superfici sulle quali non è certo che possa arrivare direttamente il Biocida prodotto dall’apparato “No touch”. La disinfezione aerea può risultare anche inutile se la gestione degli ambienti in presenza è stata effettuata secondo le raccomandazioni dell’ISS e dell’OMS sui ricambi d’aria e se dopo l’uso, un ricambio completo dell’aria è stato possibile.

Uso dei raggi ultravioletti a onde corte UV-C

Si tratta di lampade UV che emettono radiazioni a 100-280 µm (alta frequenza) la cui efficacia per la disinfezione dell’aria e delle superfici è stata ampiamente dimostrata.

L’applicazione è limitata alla disinfezione dell’aria. Le lampade UV poste in una stanza sono in grado di disinfettare l’aria e non tutte le superfici. Le superfici, se irradiate correttamente, possono essere disinfettate, ma di fatto solo quelle che non sono in ombra e alla distanza compatibile con la potenza della lampada. Sono in ombra le maniglie delle porte, i braccioli o il retro delle sedie, il pavimento sotto le sedie e sotto i tavoli, i bordi dei tavoli o di altri oggetti e tutto quello che può essere stato toccato da un portatore di virus o dalle “droplets” che si sono depositate e che può essere oscurato o non raggiunto dal fascio diretto degli UV. Anche le superfici porose possono essere considerate in ombra, così come i tessuti di poltrone e divani, carte, legno sulle quali sono ricadute le piccole “droplets” con il virus. È proprio l’argomento delle “droplets” del respiro, della tosse o dello starnuto, il vero problema, come precedentemente messo in evidenza. La sopravvivenza del virus sulle superfici è il vero aspetto della disinfezione ambientale. Non è certo possibile disinfettare il fiato, la tosse o lo starnuto del portatore dopo breve tempo dalla loro emissione. Questo vale per la disinfezione aerea in generale, anche fatta con altri sistemi, oltre agli UV, che non possono essere utilizzati in presenza.

Che questi sistemi non possono essere usati in presenza è messo in evidenza dall’ISS e dall’OMS, nonché da vari articoli come quello citato per gli UV. L’ISS in un documento del 20 Maggio 2021 (Rapporto Covid19 n° 25/2020 a pag. 24) fa presente che i raggi UV ad alta frequenza (lunghezza d’onda UV-C inferiori a 240 µm) producono Ozono e devono essere usati in assenza e i locali devono essere areati dopo l’utilizzo degli UV. Per la disinfezione aerea la pubblicazione dell’American Chemical Society mette in evidenza che anche la polvere nell’aria può essere “oscurante” per il virus dai raggi UV e propone l’uso di filtri HEPA per una depolverizzazione preventiva. Sbagliato è quindi far credere che sia sufficiente accendere una lampada UV in una stanza per “sanificarla” completamente. Ritengo che i fabbricanti seri forniscano i dati corretti e le limitazioni che tale sistema ha.

La disinfezione aerea con Ozono e con gli altri ossidanti

Questi prodotti, come l’Ozono, sono dei potenti ossidanti capaci di liberare Ossigeno come radicale libero e di bruciare (ossidare) le sostanze organiche, con il conseguente effetto Biocida. Come l’Ozono anche questi sono stati proposti per la disinfezione aerea. Per correttezza c’è da precisare che nel caso dei Clorossidanti anche il cloro presente nella molecola dell’Acido Ipocloroso è reattivo e forma con le sostanze organiche altri composti complessi, oltre che con i metalli che possono subire fenomeni di corrosione. Per questo, la produzione di Ipoclorito “in situ” e comunque l’aerosol di Ipoclorito viene ben poco utilizzato. Inoltre lasciano dei residui mentre l’Ozono e il Perossido non lasciano residui.

Data la sua instabilità, l’Ozono non può essere conservato neanche in soluzione acquosa ed è prodotto per l’utilizzo sempre “in situ” al momento dell’uso. Mentre l’Acqua Ossigenata e i Clorossidanti, benché siano anch’essi poco stabili e si decompongono per la liberazione di Ossigeno come radicale libero, si possono conservare in soluzione. Così è per l’Acqua Ossigenata e l’Ipoclorito di Sodio o in forma solida per il Dicloroisocianurato. La liberazione dell’Ossigeno come radicale libero in tutti i composti ossidanti avviene (completamente) quando si diluiscono nell’acqua e incontrano sostanze organiche o sostanze con effetto riducente (desossidanti).

Disinfezione con ozono

L’Ozono è un gas ed è ben noto che è un disinfettante battericida e virucida ad alta efficacia. Tuttavia, anche l’Ozono per essere efficace deve essere usato ad una certa concentrazione e con un certo tempo di contatto. Il mercato offre macchine che producono Ozono gas da qualche grammo/ora fino a 50-60 grammi ora. Vi sono molte pubblicazioni sull’effetto dell’Ozono sui microrganismi che riguardano la disinfezione dell’aria, molto rari per le superfici con i sistemi “No touch”. Né l’ISS, né l’OMS forniscono indicazioni sulle concentrazioni di Ozono e sui tempi di contatto che è necessario tenere per raggiungere l’effetto virucida del Covid-Sars2. Viene solo indicato che l’Umidità Relativa (RH) influenza notevolmente la capacità dell’Ozono di neutralizzare la carica virale.

Il problema è che l’utilizzo di macchine che producono Ozono non è possibile in presenza delle persone. Non si può utilizzare un attrezzo da passare sulle superfici che si devono disinfettare. Gli ozonatori possono essere installati in una stanza, accesi e dopo il tempo programmato per l’azione, è necessario deozonare completamente la stanza. Operazione questa che si effettua con dei “deozonatori” o con il ricambio completo dell’aria, aprendo le finestre.

La letteratura riporta i dati di efficacia dell’Ozono mediante il coefficiente CT o TC che è il prodotto della concentrazione effettiva dell’Ozono nell’aria (C) in mg/m3, moltiplicato per il tempo di presenza di tale concentrazione nell’aria (T) espresso in minuti. 

Se si hanno 100 mg/m3 in azione per un’ora, il CT o TC è di 6000 (60 min x 100 mg/m3). Ci sono diverse variabili di cui è necessario tenere conto per capacità di una certa macchina a produrre le concentrazioni effettive di ozono nell’aria ed in particolare l’effetto dell’umidità relativa (RH) della stanza durante il tempo di azione. Un RH del 40% rispetto ad un RH del 95%, come si vede nella tabella D, richiede un CT di 6 volte maggiore.

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