Sanitizzazione nel mondo degli ospedali
La situazione pandemica ha indubbiamente accelerato il progredire di alcune situazioni, favorendo la nascita di sistemi innovativi, all’insegna del touch less e del remote control
di Luca Ilorini
Sale operatorie e corsie rappresentano due ambienti caratteristici di ogni azienda sanitaria e di qualsiasi ospedale. Si tratta di locali dove l’aria deve essere attentamente purificata, attraverso sistemi all’avanguardia e utilizzando devices che favoriscono il trattamento controllato della stessa. Le procedure per la purificazione sono decisamente stringenti e vengono adottati protocolli stringenti, attraverso standard che consentono di mantenere livelli assoluti di qualità dell’aria.
Standard per una purificazione corretta in corsia
L’infezione associata all’assistenza sanitaria influisce, da sempre in maniera puntuale, sulla qualità dell’assistenza medica e sulla sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti. Questa possibilità comporta in aggiunta un onere finanziario per i pazienti e gli ospedali. Al fine di regolamentare i metodi di purificazione dell’aria negli ospedali su scala mondiale, i governi dei diversi stati hanno iniziato a promulgare specifici standard: modelli che consentono di fornire tutte le indicazioni necessarie per un corretto management delle specifiche legate alle tecniche di purificazione. Questi standard hanno lo scopo di regolare i metodi di purificazione dell’aria nelle sale operatorie e i fondamentali requisiti di utilizzo. Nel periodo di realizzazione degli standard, numerosi ospedali e aziende sanitarie hanno subito cambiamenti sostanziali e significativi. L’apprendimento dei tipi e della composizione dei metodi di purificazione dell’aria utilizzati nelle sale operatorie è necessario per la gestione e lo sviluppo dei metodi di purificazione dell’aria. In numerosi paesi europei e in stati come la Cina (nel periodo pre pandemico), sono ubiquitarie le tecnologie di purificazione dell’aria: si tratta di soluzioni che riducono la concentrazione di contaminanti nell’aria, erogando la stessa attraverso un apposito filtro ad alta efficienza che la va a compartire tra flusso turbolento e flusso laminare, in base alla distribuzione della stessa. Lo scopo principale del trattamento condotto è quello di ridurre ad un livello consentito la quantità totale di microrganismi e particelle di polvere nell’aria.
No touch system al centro
La pulizia delle stanze dei pazienti all’interno delle strutture ospedaliere, richiede grande perizia e costanza. La disinfezione delle superfici e dell’ambiente dopo che il paziente ha lasciato la stanza è fondamentale, soprattutto dopo il verificarsi della pandemia su scala worldwide. La procedura viene, in genere, eseguita da personale qualificato dei servizi ambientali e delle pulizie che pulisce e disinfetta manualmente le superfici utilizzando prodotti idonei, oppure si avvale sempre di più di soluzioni automatiche. Le modalità no-touch rientrano in quest’ultimo filone, possono essere utilizzate anche durante la pulizia finale dopo i processi manuali. Queste modalità includono sistemi di disinfezione a raggi ultravioletti (UV), vapore di perossido di idrogeno, ozono e vapore di biossido di cloro. Non esistono ancora studi che valutino direttamente la funzionalità del touch less system applicato al mondo della detergenza contro SARS Cov2. Un valido approccio è dato dalla possibilità di ‘appoggiarsi’ alle modalità senza contatto per la disinfezione dei patogeni virali respiratori nelle stanze dei pazienti negli ospedali/nelle strutture di terapia intensiva. Sono in ambito di studio, soluzioni che riportano l’impatto di queste modalità sulle spore e sull’infezione da Clostridiodes (ex Clostridium) difficile (CDI), alla stregua di un’infezione acquisita in ospedale che è facilmente trasmessa alle superfici e si presenta difficile da eradicare. Partendo dalla sua efficacia contro le CDI è probabile che sia efficace anche contro CoV2, con alta probabilità di precisione.
Monitorare la qualità
Indipendentemente dagli effetti sulla salute, la qualità dell’aria indoor negli ambienti sanitari ha una sua influenza sulla qualità delle prestazioni, sul benessere fisico e mentale e sulla soddisfazione del personale sanitario, amministrativo, degli operatori professionali e non. Pertanto il perseguimento del miglioramento della qualità dell’aria indoor, si tradurrà nel suo complesso in un beneficio per tutto il personale sanitario, tecnico-amministrativo e non, e in modo significativo sui pazienti che risultano sempre più parte attiva, informata ed interessata ai progressi che caratterizzano i processi di qualità dei servizi e delle prestazioni mediche, che all’interno degli ambienti sanitari trascorrono la maggior parte del loro tempo. L’utilizzo di attività di monitoraggio frequenti offre l’opportunità di valutare il grado di inquinamento dell’aria indoor nei diversi ambienti sanitari, aree e servizi, di predisporre, adattare, riordinare ed implementare gli aspetti che concorrono all’efficienza organizzativa dei servizi erogati. In aggiunta è possibile promuovere, adeguare e realizzare efficaci programmi di protezione e prevenzione della salute di tutti i fruitori degli ambienti sanitari. Di particolare interesse per il trattamento, sono gli inquinanti chimici – Composti Organici Volatili (COV); oltre al materiale particellare sospeso (Particulate Matter, PM) PM10 e PM2,5. In quest’ultimo caso si può procedere, se si ritiene indispensabile, alla caratterizzazione chimica del PM10 e PM2,5 in termini di contenuto di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), PoliCloroDibenzoDiossine (PCDD), PoliCloroDibenzoFurani (PCDF), PoliCloroBifenili (PCB) e metalli. Infine si può procedere all’analisi degli inquinanti biologici – virus, batteri, funghi – presenti nei diversi ambienti, aree o locali delle strutture ospedaliere. Sia nelle camere di degenza che in quelle di soggiorno l’occupazione da parte dei pazienti è continuativa per più giornate, pertanto si possono prevedere campionamenti giornalieri per il PM10 e PM2,5, mentre per i COV i rilevamenti possono essere di durata settimanale (es. sulla base della durata di tempo associato al valore guida raccomandato (es. dalla WHO ) o di altri riferimenti individuati dal datore di lavoro (es. elaborati da gruppi di lavoro in altri Paesi) o in funzione del reale uso dei luoghi o locali da parte dei pazienti.
L’importanza della filtrazione dell’aria in ambito ospedaliero
Per quanto riguarda la filtrazione dell’aria, l’American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers (ASHRAE) riconosce cinque diversi spazi in una tipica struttura ospedaliera: si parte dagli spazi di chirurgia e terapia intensiva, comprese sale operatorie (OR), radiologia diagnostica e terapeutica ospedaliera e ambulatoriale e sale parto ospedaliero; si passa all’assistenza infermieristica ospedaliera, comprese le stanze di isolamento delle infezioni trasmesse per via aerea, le unità di terapia intermedia, critica e intensiva. In terza battuta vi sono le stanze con ambiente protettivo o stanze destinate a proteggere un paziente immunocompromesso ad alto rischio da agenti patogeni nell’aria umana e ambientale. Seguono i laboratori e sale procedurali con spazi semi ristretti associati. Infine tutti gli altri spazi di servizio, amministrativi, di preparazione del cibo, di lavanderia e di deposito. All’interno di apposite tabelle sono mostrati i requisiti minimi di filtrazione e ricircolo dell’aria per questi spazi in base ai vari standard esaminati in questo lavoro. Il grado di filtrazione è riportato nella valutazione del valore di segnalazione dell’efficienza minima (MERV), ovvero il punto più basso dell’efficienza del filtro nella rimozione di tre diversi intervalli di dimensioni di 0,3–1,0 μm, 1,0–3,0 μm e 3,0–10,0 μm. Le efficienze equivalenti a MERV sono riportate per gli standard non statunitensi. I moderni impianti per il trattamento e la purificazione dell’aria investono con grande puntualità sulla parte legata alla messa a punto di soluzioni di filtraggio all’avanguardia. Diventa imprescindibile valutare, con attenzione, la possibilità di considerare soluzioni di ultima generazione, che presentino se possibile sistemi di filtraggio doppi, che permettano di ‘intrappolare’ anche forme mutate di alcuni microrganismi, caratterizzate da dimensioni infinitesimali e che non verrebbero fermate dai comuni filtri di utilizzo.