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Riduzione, riuso e riciclo: il futuro del packaging UE

Nell'ambito del Green Deal europeo e del nuovo piano d'azione per l'economia circolare, una delle partite più importanti si sta giocando sulla riduzione degli impatti ambientali degli imballaggi. Gli interventi normativi sono e saranno tutti orientati verso la riduzione della quantità di imballaggi e di materiali utilizzati, con l'obiettivo di garantire che tutti gli imballaggi siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente fattibile entro il 2030

“Tutti i settori industriali, i paesi dell’UE e i consumatori devono fare la loro parte nella lotta contro l’eccesso di packaging”, ha detto Frédérique Ries (Renew, BE Ries), la relatrice del nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Packaging and Packaging Waste Regulation, PPWP) votato lo scorso 24 aprile, che mira a contrastare i rifiuti da imballaggi in costante aumento, armonizzare le norme del mercato interno e promuovere l’economia circolare. “Per la prima volta in una legge ambientale, l’UE sta fissando obiettivi per ridurre gli imballaggi, indipendentemente dal materiale utilizzato” ha dichiarato Ries. Il testo, accettato dal Parlamento UE con 476 voti a favore, 129 contrari e 24 astensioni entrerà in vigore in seguito a ratifica del Consiglio. A lungo discusso, è il frutto di molti aggiustamenti, che hanno dovuto tener conto di istanze e interessi diversi, con uno dei settori interessati, quello della plastica, che alla fine si è detto soddisfatto solo in parte. “Le nuove norme promuovono l’innovazione e prevedono esenzioni per le microimprese; il divieto di utilizzare negli imballaggi alimentari sostanze chimiche non degradabili (i cosiddetti “forever chemicals, ndr) è una grande vittoria per la salute dei consumatori europei”. Come anche scritto nelle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa con l’adozione di questa normativa, l’intento del Parlamento è quello di rispondere alle aspettative dei cittadini di costruire un’economia circolare, evitare i rifiuti, eliminare gradualmente gli imballaggi non sostenibili e affrontare l’uso di imballaggi di plastica monouso.

I punti principali del Regolamento
Il legislatore ha puntato nella direzione di una riduzione netta degli imballaggi; dal punto di vista della sicurezza, ha fissato un limite al contenuto in PFAS (contaminanti perfluoroalchilici e polifluoroalchilici) negli imballaggi a contatto con gli alimenti (MOCA); definito obiettivi di riutilizzo di alcune tipologie di imballaggi – compreso l’utilizzo di imballaggi portati dal cliente per il take away; introdotto un obbligo di riciclabilità per tutti gli imballaggi (con alcune eccezioni) e alcuni obiettivi minimi di contenuto di riciclato.

Ridurre la produzione degli imballaggi e limitarne alcuni tipi
Secondo le norme concordate in via provvisoria con il Consiglio, gli obiettivi di riduzione degli imballaggi puntano al 5% entro il 2030, al 10% entro il 2035 e al 15% entro il 2040; i paesi dell’UE dovranno ridurre, in particolare, la quantità di rifiuti di imballaggio in plastica. Per diminuire gli imballaggi non necessari, è previsto un rapporto massimo di spazio vuoto del 50% per gli imballaggi misti, per il trasporto e per l’e-commerce. I produttori e gli importatori dovranno inoltre garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano limitati al minimo. Alcuni tipi di imballaggi in plastica monouso saranno vietati a partire dal 1° gennaio 2030. Tra questi quelli per frutta e verdura fresca non trasformata, imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, porzioni singole (ad es. condimenti, salse, panna, zucchero), imballaggi per prodotti da toeletta e sacchetti di plastica molto leggeri (sotto i 15 micron).

Riutilizzo e ricarica per i consumatori
Sono previsti obiettivi specifici di riutilizzo (40% per il 2030 e 70% entro il 2040) per gli imballaggi per bevande alcoliche e analcoliche (ad eccezione di latte, vino, vino aromatizzato, alcolici il cui obiettivo di riutilizzo al 2030 è stabilito al 10% e al 40% nel 2040), gli imballaggi per il trasporto e la vendita, nonché per gli imballaggi multipli. Deroghe di cinque anni sono previste ma solo a determinate condizioni. I distributori finali di bevande e cibo da asporto dovranno offrire ai consumatori la possibilità di portare il proprio contenitore. Saranno inoltre tenuti a impegnarsi per offrire il 10% dei prodotti in un formato di imballaggio riutilizzabile entro il 2030. Esclusi da questi obiettivi di riutilizzo gli imballaggi flessibili a contatto con alimenti, mangimi e ingredienti alimentari.

Riciclabilità e migliore raccolta e riciclo dei rifiuti
In base alle nuove norme, tutti gli imballaggi (ad eccezione del legno leggero, del sughero, del tessuto, della gomma, della ceramica, della porcellana e della cera) dovranno essere riciclabili secondo criteri severi. Sono previsti anche obiettivi minimi di contenuto riciclato per gli imballaggi di plastica e obiettivi minimi di riciclaggio in peso dei rifiuti di imballaggio. Entro il 2029, il 90% dei contenitori per bevande monouso in plastica e metallo (fino a tre litri) dovrà essere raccolto separatamente (tramite sistemi di deposito-restituzione – DRS – o altre soluzioni che garantiscano il raggiungimento dell’obiettivo di raccolta).

Packaging design e riutilizzo del riciclato
Entro il 2030 il packaging riciclabile dovrà essere appositamente pensato per essere avviato al riciclo, differenziabile secondo percorsi che non pregiudichino la riciclabilità di altri rifiuti e in modo che le materie prime secondarie ottenute dal processo di riciclo possano essere usate al posto di materie prime primarie. Dal 2030 gli imballaggi in plastica dovranno contenere una quantità minima di riciclato calcolata in peso.

Il testo di questo Regolamento in Italia ha suscitato diverse reazioni critiche (Corepla – il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Plastica – lo considera penalizzante rispetto ai progressi in termini di riciclo fatti dal nostro Paese). Nelle intenzioni delle Istituzioni europee dovrebbe aiutare a “fissare norme concernenti l’intero ciclo di vita degli imballaggi, che contribuiscano al funzionamento efficiente del mercato interno, armonizzando le normative nazionali e allo stesso tempo prevenendo e riducendo gli effetti negativi degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio sull’ambiente e sulla salute umana. Stabilendo misure in linea con la gerarchia dei rifiuti, dovrebbe contribuire alla transizione verso un’economia circolare”. Senz’altro ha la potenzialità di ridisegnare l’intero settore del packaging nei prossimi 20 anni, spostando equilibri fra materiali di imballaggio e le rispettive filiere.

Francesca De Vecchi, tecnologa alimentare

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