Prima PaginaSicurezza

Sicurezza sul lavoro nel settore del Cleaning

Crescono gli infortuni anche nel settore delle pulizie professionali. Le denunce presentate all’Inail nel primo semestre del 2024 sono state 299.303, in aumento dello 0,9% rispetto alle 296.665 dello stesso periodo del 2023. Abbiamo incontrato l’ingegner Adriano Paolo Bacchetta, esperto in materia di sicurezza e con prestigiosi incarichi internazionali

L’ingegner Adriano Paolo Bacchetta è Presidente dell’Associazione Organismo di ricerca European Interdisciplinary Applied Research Center for Safety www.eursafe.eu, nell’ambito del quale svolge la sua attività di ricerca e disseminazione delle conoscenze sui temi della sicurezza nei luoghi di vita, lavoro e svago. Lo abbiamo incontrato per riflettere assieme su alcune problematiche di grande interesse che investono la sicurezza nei luoghi di lavoro.

In Italia, a fronte di una legislazione certamente avanzata in materia di sicurezza sul lavoro, crescono purtroppo ogni anno gli infortuni e gli incidenti con ripercussioni gravi, invalidità e morti. Come mai assistiamo a questo fenomeno?

“Analizzando i dati INAIL presenti nella sezione ‘Open data – Dati e tabelle con cadenza mensile’ relativi alle denunce di infortunio presentate all’Inail nei primi due mesi del 2024, si rileva un aumento del 7,2% rispetto alle denunce del medesimo periodo del 2023 con un +4,9% nella gestione Industria e servizi, un +6,0% in Agricoltura e, infine, un +16,2% nel Conto Stato. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel primo bimestre del 2024, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio. Questi dati ci confermano che il fenomeno è ben lontano dai risultati che il Legislatore si era prefissato nel 2008 con il riordino e razionalizzazione delle diverse leggi preesistenti confluite nell’ambito del D.Lgs. 81/08 che coordinato con il D. Lgs.106/2009, oggi, costituisce un complesso e articolato corpus normativo, un vero e proprio Codice della salute e della sicurezza sul lavoro, noto come “Testo Unico”, che si pone l’obiettivo di promuovere e tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori. Per quanto riguarda il fenomeno infortunistico nazionale, nel 2023 le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL tra gennaio e dicembre sono state 585.356 con un costo sociale stimato intorno ai 104 miliardi di euro (per danni diretti, indiretti e intangibili), pari a oltre il 6% del PIL. A livello mondiale secondo i dati di ILO (International Labour Organization), annualmente sul posto di lavoro si verificano 317 milioni di infortuni, molti dei quali portano ad assenze prolungate dal lavoro per malattia e il costo umano di queste tragedie quotidiane è enorme e l’onere economico causato dalle scarse pratiche di messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è stimato essere ogni anno nel 4% del prodotto interno lordo mondiale. Dati che indicano come il problema ha connotazioni rilevanti in tutti i Paesi”. 

Cosa si potrebbe fare, in concreto, per cercare di invertire o almeno frenare questa pericolosa tendenza?

“Si tratta di un fenomeno complesso che, per essere governato, dovrebbe puntare su sistemi capaci di influenzare le aziende affinché possano andare oltre l’applicazione di norme, leggi e regolamenti che, se applicate in modo formale, non possono incidere sul modus operandi aziendale e sulla struttura organizzativa in modo che prevenzione e protezione siano considerati elementi cruciali e parte del modello di business dell’azienda stessa. Infatti, partendo dal presupposto che la salute e la sicurezza sul lavoro sono parte del gruppo dei diritti fondamentali garantiti dalla nostra Costituzione e che, quindi, è necessario attuare quanto possibile per assolvere al dovere di proteggere, e al diritto di vedere protetta, la salute individuale e collettiva, se non si riuscirà ad avviare effettivamente un mutamento culturale su questi temi, disposizioni normative e interventi (di fatto) sostanzialmente solo repressivi/punitivi, continueranno ad essere parzialmente efficaci. Infatti, sarebbe importante tenere conto dei contributi che gli specialisti nelle varie discipline che si occupano della materia potrebbero fornire agli organi istituzionali deputati alla regolamentazione e controllo, al fine di definire una strategia comune per ridurre questo fenomeno. Sarà inoltre importante vedere se e come la nuova Patente a crediti riuscirà a influire sul fenomeno anche se, in effetti, l’esperienza della Patente a punti in ambito infortunistica stradale non ha evidenziato, negli anni, una specifica efficienza nel contrasto e riduzione sostanziale degli incidenti stradali”.

In generale, quali sono le principali problematiche legate alla sicurezza e medicina del lavoro che investono il settore delle pulizie professionali? Possiamo compiere una rapida panoramica?

“Nel settore delle pulizie, specie in quello delle pulizie in ambito civile, operano principalmente piccole imprese che svolgono la propria attività in ambiti quali ambienti domestici, condomini, uffici pubblici e privati. In ambito industriale, le attività di pulizia si svolgono all’interno di contesti quali capannoni, stabilimenti, alberghi, ospedali, ma anche mezzi di trasporto, piazze o strade pubbliche nei quali operano solitamente strutture aziendali più organizzate e dimensionalmente più grandi che devono coniugare le loro attività in funzione degli orari di lavoro e di apertura dell’azienda in cui le attività di pulizia devono essere svolte. Inoltre, in questi contesti molto diversi tra loro, è spesso necessario utilizzare macchinari e prodotti specifici che richiedono competenze avanzate da parte del personale che effettua le attività di pulizia. Competenza richiesta anche agli addetti che operano in ambienti sanitari (studio medico, ospedale, laboratorio) che richiedono la massima attenzione e rigore in termini di igiene e pulizia, a causa dei rischi di infezione e contaminazione. Gli addetti alla pulizia dell’ospedale devono pertanto essere persone competenti per eseguire i servizi in questi luoghi specifici. Detto questo, evidentemente gli addetti del settore sono esposti a una serie di rischi che derivano dalle attività richieste e dal contesto operativo che, oltre ad essere caratterizzati da una natura eterogenea in termini di caratteristiche e rischi presenti, non ricadono sotto la giurisdizione del datore di lavoro degli addetti alle pulizie. In questi ambiti, oltre ai rischi quali scivolamento, cadute in piano, inciampo, urti e compressioni, sono da considerare anche i rischi trasversali o organizzativi come il lavoro isolato, il contatto con fonti di corrente elettrica o con sostanze o attrezzature, non impiegate nelle pulizie ma presenti nell’ambiente di lavoro, che possono mettere in pericolo l’incolumità degli addetti alle pulizie. Inoltre, si devono considerare i rischi di patologia a carico del sistema muscolo scheletrico (per sovraccarico biomeccanico agli arti superiori o nella zona dorso lombare con mal di schiena, discopatie, lesioni alle spalle, tendiniti al gomito, sindrome del tunnel carpale, …), i rischi di esposizione alle polveri, muffe e per l’utilizzo dei prodotti per la pulizia (con possibile insorgenza di difficoltà respiratorie e irritazioni alla pelle a causa del contatto prolungato con le sostanze pericolose presenti nei prodotti utilizzati), il rischio biologico (con possibile contaminazione per contatto con fluidi biologici o a causa di una siringa buttata nei sacchi dell’immondizia), i rischi di ferita per contatto con oggetti taglienti o materiali presenti nei contenitori dei rifiuti durante la raccolta e, infine, i rischi derivanti da situazioni specifiche per le quali l’identificazione dei rischi dev’essere eseguita volta per volta (ad esempio, le pulizie in quota di vetri e finestre, le pulizie di camini o canne fumarie, di fornaci, di inceneritori, di caldaie, di condotti di ventilazione e di dispositivi di evacuazione dei fumi, e altri). Una menzione particolare, tuttavia, dev’essere fatta per il rischio di caduta dall’alto per l’uso di scale portatili a mano, posto che alla base della maggior parte degli incidenti registrati c’è un loro errato utilizzo da parte degli addetti”.

Quali sono le casistiche riguardo alle principali tipologie di infortuni che colpiscono i lavoratori del comparto? Esistono dati al riguardo?

“Il settore delle imprese di pulizie, come già detto, è caratterizzato da una parte consistente di micro/piccole imprese spesso con meno di dieci dipendenti e che, nel complesso, vede impiegati circa 600mila addetti. Le denunce di infortunio presentate all’Inail nel primo semestre del 2024 sono state 299.303, in aumento dello 0,9% rispetto alle 296.665 dello stesso periodo del 2023. Nello specifico settore delle pulizie, gli infortuni definiti da INAIL nel 2022 si riferiscono per oltre il 40% agli addetti con mansioni di pulizia di interni e di locali mentre altre attività specialistiche vedono dati differenti. Gli addetti alle attività di igienizzazione degli edifici, ad esempio, si attestano al 13,75, mentre nel caso delle pulizie in ospedali e laboratori le percentuali scendono al 10,9%. Rispetto ai dati caratterizzanti altri settori produttivi, gli infortuni che non comportano alcuna menomazione sono la maggioranza con l’85% dei casi e solo lo 0,9% presenta un grado di menomazione maggiore o uguale al 25%. Questo porta a considerare l’importanza di continuare a porre attenzione alle attività ad alto rischio (che con maggiore probabilità provocano infortuni gravi) ma, allo stesso tempo, la necessità di lavorare sulla riduzione degli infortuni “meno gravi” considerata la loro numerosità. Per tipologia di accadimento, i dati indicano che quasi il 40% riguarda schiacciamento di parti del corpo, il 26% per contatto con agente contundente e il 9% per urto con oggetti in movimento. I movimenti non corretti sono l’origine di circa il 43% dei casi (con riferimento alla MMC) mentre le cadute rappresentano circa il 30% degli eventi. Interessante notare come si evidenzia uno spostamento verso le età più avanzate per il settore delle pulizie, dove la fascia di età più colpita risulta essere quella 50-54 anni con il 19,6% del totale e con quasi il 46% degli infortuni occorsi a lavoratori ultracinquantenni, mentre nel settore della manifattura il picco si presenta nella classe 40-45 (15,8%) e solo il 30,9% degli infortunati ha 50 o più anni (dati INAIL in La sanificazione nel post pandemia – La standardizzazione dei processi). Come mostrano questi dati, i rischi di infortunio durante l’attività lavorativa sono molteplici. Per questo, al fine di conseguire una diminuzione del fenomeno, le imprese dovrebbero continuare a elevare la cultura della sicurezza dei propri lavoratori, aumentandone la sensibilità e la percezione del rischio, investendo in formazione e informazione, anche oltre gli obblighi di legge. Ciò anche in considerazione del fatto che l’indice infortunistico di settore è superiore a quello medio. Da considerare anche situazioni che non riguardano direttamente l’attività operativa nei luoghi di lavoro, bensì i rischi legati agli spostamenti su strada (infortuni in occasione di lavoro su strada con mezzo di trasporto) e nel percorso casa-lavoro (infortuni in itinere) tenuto conto che i dati INAIL, nel primo semestre del 2024, evidenziano un aumento degli infortuni in itinere pari al +5,4%”.

Maurizio Pedrini

Mostra di più

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button

Adblock Detected

Please consider supporting us by disabling your ad blocker