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La sfida green della pulizia professionale

Il settore del professional cleaning è sempre più strategico per la crescita sociale sostenibile. Come affrontare le sfide che le esigenze ambientali pongono di fronte al settore, in Italia come in Europa?

L’aggravarsi delle problematiche ambientali dovute all’inquinamento e al surriscaldamento globale sta portando anche il settore del cleaning a ripensare le proprie attività in ottica sostenibile, chiamando le imprese che ne fanno parte ad affrontare un periodo di cambiamenti e investimenti. Ne abbiamo parlato durante la sessione di apertura della seconda edizione di CleaningPiù, il convegno digitale del pulito professionale, con Roberto De Zorzi, Presidente di Fiden (la federazione internazionale che rappresenta le imprese di pulizia a livello europeo), intervistato dal direttore tecnico dell’evento, il giornalista Maurizio Pedrini.

“Le direttive che arrivano dall’Unione Europea sono un segnale positivo – afferma De Zorzi – Gli eventi estremi dal punto di vista climatico che stiamo sperimentando anche in Italia sono un chiaro sintomo di come prendere dei provvedimenti per tutelare l’ambiente sia una necessità non più prorogabile. All’estero, soprattutto nei Paesi del Nord Europa, le gare di appalto vengono pensate in modo da tutelare l’ambiente prima dell’aspetto economico. In Italia, purtroppo, questo non avviene. Il nostro Paese necessita un cambio di approccio, non tanto da parte delle imprese, molte delle quali già utilizzano prodotti a ridotto impatto ambientale o macchinari costruiti con materiale riciclato, ma dal punto di vista del committente, che spesso non dà valore a offerte che prevedono delle strategie di riduzione dell’impatto ambientale. La committenza italiana avrebbe molto da imparare da quella europea, sempre disponibile e aperta al dialogo con le imprese da questo punto di vista”.

L’attività delle imprese di pulizia merita massima attenzione a livello di tutela ambientale – continua de Zorzi – Basti pensare alle quantità di acqua o di prodotti chimici che tutti i giorni vengono utilizzate per effettuare le operazioni di cleaning. È innegabile che le nostre imprese abbiano un peso notevole a livello di impatto ambientale e giocherebbero un ruolo importante nel miglioramento della situazione climatica. Già da anni, le normative presenti nelle gare d’appalto dovrebbero essere orientate alla sostenibilità ambientale, ma poi all’atto pratico prevale la ben nota logica del massimo ribasso, una cattiva abitudine che storicamente affligge il settore del cleaning professionale. Ma tra le imprese il tema ambientale è sentito, ed è avvertita la necessità di orientarsi verso una direzione più green”.

Un mercato frammentato

“Il mercato della pulizia in Italia è molto diversificato – spiega De Zorzi – una grande percentuale delle imprese non supera le dieci unità lavorative. Le grandi aziende sono poche, e questo è uno dei motivi per cui manca un po’ di affiatamento tra imprese. Nonostante ciò, si respira un comune interesse a cercare di lavorare inquinando di meno. Certo non è facile, perché come ben sappiamo in Italia il margine di profitto delle imprese di pulizia è molto più basso rispetto all’estero, anche per via dell’elevato costo della manodopera”. Alcuni settori si distinguono tuttavia per la presenza di committenze attente alle sempre più emergenti esigenze di tutela ambientale. Uno di questi è sicuramente il settore dell’ospitalità, più ricettivo nei riguardi di queste tematiche anche per via di una clientela internazionale che dà sempre più peso agli aspetti di sostenibilità quando deve scegliere in quale struttura soggiornare.“Quando un’impresa effettua dei servizi di pulizia in un albergo non sta lavorando per un solo cliente, ma di fatto per due: il committente e gli ospiti della struttura – afferma De Zorzi – Bisogna quindi lavorare facendo attenzione a soddisfare due soggetti e non solo uno, e questo porta ad essere ancora più scrupolosi nel servizio. È vero, però, che anche in questo settore si sono infiltrate imprese non all’altezza che rovinano il mercato, imprese come quelle che già a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso sono entrate nel settore delle pulizie abbassando i prezzi usufruendo di sgravi contributivi a volte inesistenti. Anche il settore del turismo ha quindi purtroppo imparato a conoscere imprese che, pur di lavorare, lo fanno sottocosto. Va detto che in questo settore è molto sentita l’importanza del principio della responsabilità solidale, perciò rispetto ad altri settori le offerte vengono valutate più attentamente e quelle che appaiono anomale vengono scartate”. Per costruire un settore del cleaning ambientalmente sostenibile, è quindi fondamentale che tutte le imprese che vi operano siano allineate e in grado di fornire servizi di qualità elevata. In un settore così frammentato, esistono però ancora alcune imprese non sufficientemente attrezzate e non in grado di soddisfare determinati requisiti minimi, non potendo quindi offrire servizi di pulizia all’altezza. Queste imprese sono chiamate ad un cambio di passo per elevare la qualità dei servizi offerti, sia da un punto di vista qualitativo che di rispetto delle normative, per non rimanere vittime di una “selezione naturale” che determinerà la sopravvivenza di chi saprà coniugare qualità del servizio e capacità di operare nel rispetto dell’ambiente.

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