La scopatura dei pavimenti
Le tecniche utilizzate per eliminare la polvere dai pavimenti sono numerose e con diversi pro e contro a seconda dell’ambiente e delle necessità del contesto nel quale si opera
Come a tutti quelli come me che si possono definire “differentemente giovani”, viene spesso la voglia di parlare di argomenti, fatti, abitudini e anche di riferimenti tecnici, riguardanti il proprio lavoro dei tempi passati. A volte il giovane che ascolta, considera questi argomenti “vecchi” e spesso per lui, ovvio obsoleti. Addirittura banali o troppo laboriosi e per questo non più tenuti in considerazione.
Tuttavia, anche se dimenticati, certi argomenti e metodologie hanno una valenza sempre attuale. Frequentemente queste metodologie sono state sostituite introducendo nuove tecniche di lavoro, senza verificare però se le nuove siano effettivamente migliori di quelle “antiche” eventualmente implementate. Secondo me questo è il caso della scopatura dei pavimenti che preferisco chiamare “depolverizzazione” dei pavimenti. Mi riferisco alla “scopatura a umido” dei pavimenti in confronto ad altri sistemi.
I primi corsi di formazione
Concedetemi di ritornare indietro a più di mezzo secolo, nel 1971, al primo corso di formazione da me tenuto sulle pulizie professionali. Era circa un anno che avevo iniziato a lavorare in Sutter, che aveva deciso di proporsi anche sul mercato delle pulizie professionali, già leader sul mercato domestico, per le cere per pavimenti e famosa per i lucidi da scarpe. Era stata fatta una “joint venture” con la Sutter SA svizzera, produttrice delle macchine Taski e di prodotti chimici sempre a marchio Taski, grazie anche alla relazione famigliare con la sua proprietà, sempre Sutter, esistente a quel tempo. Da molti anni il marchio Taski è passato ad altra proprietà.
Le imprese di servizi, allora solo imprese di pulizia, ancora generalmente di piccole dimensioni, si approvvigionavano per la maggioranza nei supermercati per i detergenti e per le cere per i pavimenti. Ma stava cominciando il mondo delle pulizie professionali. Il mop, le lavasciuga, le monospazzole, le cere metallizzate, i deceranti, ecc. cominciavano ad essere strumenti di lavoro normali in sostituzione dello straccio e bastone e delle cere che richiedevano la lucidatrice. Vi era anche una forte richiesta di formazione da parte degli addetti ai lavori, molto più di oggi, dove i dirigenti delle imprese di servizi sembrano i primi ad essere meno interessati alla formazione per sé stessi e per i propri addetti. I colleghi della Sutter svizzera erano molto bravi ad effettuare la presentazione dei sistemi di pulizia, e devo ammettere che, pur avendo già avuto nozioni nella mia precedente esperienza Nordamericana, i corsi che effettuavano i colleghi svizzeri erano più completi e originali. La prima cosa che mi aveva impressionato era stata l’importanza che veniva data proprio al problema della polvere, oggetto di questo documento.
Ricordo che la prima immagine che veniva proiettata riguardava quella della città di Zurigo che mostrava e metteva in evidenza le tonnellate di polvere che giornalmente ricadevano su questa città. Si voleva “terrorizzare” i presenti per mostrare poi come la si poteva combattere, e con essa limitare i problemi associati alla respirazione della polvere nei luoghi confinati. Polvere che poteva provenire dall’esterno, e polvere prodotta in loco dalle stesse persone che utilizzano i locali. Problema di notevole importanza negli ambienti sanitari. Per prima cosa si insegnava che la polvere esterna dovesse essere fermata, e non portata in giro nei locali interni. Questo utilizzando tre diversi tipi di tappeti. Altra cosa che si poneva (e si pone) in evidenza è il momento più adatto per effettuare le depolverizzazioni.
Il grafico mostra una cosa banale ma essenziale di quale sia il momento o i momenti migliori per operare la depolverizzazione sulle superfici e sui pavimenti durante la giornata. Tutto questo ci dice che gli interventi di depolverizzazione devono essere effettuati al mattino, il più presto possibile, e nel primo pomeriggio con un ripasso. Ma ritorniamo al primo corso che ho tenuto nel 1971 e nei successivi anni ’70. Dopo la proiezione della polvere su Zurigo si prendeva un tavolo lungo circa 2 metri per 70-80 cm, con sopra incollata una striscia di Linoleum (quello vero con fondo in Juta).
Come sapete il Linoleum ha una superficie leggermente rugosa. Su questa tavola si stendeva della polvere ricavata da un’aspirapolvere mescolata a polvere fluorescente. L’uso del Linoleum non era casuale perché la superficie del Linoleum, leggermente rugosa, trattiene meglio la polvere. La tavola era leggermente inclinata verso gli “allievi”.
A questo punto si scopava circa metà della superficie con una normale scopa tradizionale di setole, raccogliendo la polvere con una paletta. L’altra metà della tavola si “depolverizzava” con una scopa a frangia rivestita con una garza inumidita (scopatura a umido). Apparentemente nessuna differenza si notava tra le due parti. A questo punto si chiudevano le finestre oscurando la stanza, si spegneva la luce e si accendevano delle lampade a luce ultravioletta. La parte scopata con la scopa di setole appariva con residui fluorescenti come delle “strisciate”, mentre la parte trattata con il sistema della scopatura a umido appariva pulita e si mostrava che la fluorescenza della polvere era rimasta sulla garza appoggiata sulla scopa a frange.
Evoluzioni tecnologiche?
A questo punto mi domando quale sia stata l’evoluzione della tecnologia, quando ancora oggi nei locali civili vedo spesso che la depolverizzazione dei pavimenti avviene con scopa di setole o al meglio con scopa a frange di cotone a secco, satura di polvere. Negli ospedali si è diffuso l’uso delle “garzine” pretrattate posate sulla scopa a trapezio o “lamello”. Queste sono certamente efficaci se però si usano per una stanza al massimo per 15-20 mq.
A volte, o più volte, le garzine vengono usate per molti metri quadri nei corridoi e ben oltre i 15 metri quadri, pertanto saturate dalla polvere. Raramente si usano in strutture civili. Una volta ho visto in un ospedale che la persona (dipendente di una impresa) passava il “lamello”, di quelli con la gomma spugna, addirittura senza garzina. Per ovvie ragioni non si può fare il nome dell’impresa. Raramente vedo utilizzata la “scopatura a umido” e tantomeno quella consigliata per le strutture sanitarie, pre-inumidite con soluzione disinfettante.
Sistemi di depolverizzazione dei pavimenti
Nelle foto seguenti sono illustrati i diversi sistemi di depolverizzazione dei pavimenti con alcuni commenti ad essi associati. Lascio al lettore le considerazioni sul quale possa essere il sistema più adatto per le varie situazioni eventualmente di sua competenza. In breve sintesi, le tecniche di depolverizzazione dei pavimenti si possono così riassumere con i “pro” e i “contro” di ciascun sistema.
1) Scopa a frange in cotone a riccio
Pro: è il sistema più usato. La frangia in cotone è disponibile perché è usata anche per il lavaggio. Contro: fa un certo attrito. Si satura rapidamente con la polvere. Non si vede quando è satura se non quando è visibilmente molto sporca. È difficile da lavare. Si tende a usarla troppo. Uso negato negli ospedali per il trasporto e/o rilascio della polvere in altri locali con il rischio d’infezioni crociate.
2) Scopa a frange in microfibra a riccio
Pro: blocca meglio la polvere della scopa a frange in cotone. Scivola meglio di quella in cotone.
Contro: quando si satura la polvere vola. Si tende ad usarla troppo. Non si vede quando è satura se non quando è visibilmente molto sporca. Stessa critica per l’uso in ospedali per il trasporto della polvere con il rischio d’infezioni crociate.
3) Microfibra a pelo raso con telaio a velcro
Pro: il pelo raso trattiene meglio la polvere del pelo riccio. Scivola molto bene. Può trattenere con l’incastro a V anche residui grossolani. Si lava bene. Contro: si satura molto sulla parte frontale, non coprendo tutta la superficie del pelo e successivamente la polvere vola. Uguale a stessi metri quadri di quella a riccio. Stesso problema per uso in ospedali per le infezioni crociate.
4) Scopa a frangia in microfibra a pelo riccio con telaio a velcro a umido
Utilizzo con pulitore tipo VIOLA (sistema a semi secco) Pro e Contro: gli stessi del sistema 3, con il vantaggio di poter smacchiare il pavimento, evitando un eventuale lavaggio. Presenta il vantaggio che non vi è dispersione della polvere che rimane trattenuta meglio. Il pulitore va spruzzato in piccole quantità per evitare che la frangia si bagni troppo e la polvere si attacchi meno.
5) Pannetti (garzine) pre-impregnati monouso su scopa a trapezio (lamello)
Pro: molto efficaci a trattenere la polvere. Il monouso li rende molto adatti all’uso ospedaliero. Contro: limitata metratura di utilizzo, massimo 15-20 mq (una stanza ospedaliera). Tendenza ad un uso superiore, poi la polvere vola. Richiede il cambio frequente dei pannetti con la conseguenza di un alto costo per mq. Rischio di infezioni crociate se il cambio del pannetto non è frequente.
6) Frangia di lavaggio in microfibra con prodotto antistatico
Pro: efficacia migliorata rispetto all’equivalente senza il prodotto antistatico. Si raddoppia l’efficacia per una maggiore penetrazione della polvere all’interno della microfibra. Meno rischi che la polvere voli. Contro: costo per l’uso del prodotto. Un po’ di difficoltà nel lavaggio della frangia.
7) Scopatura ad umido semplice con garza pre-inumidita
Pro: nessun costo, efficacia nel trattenere la polvere che rimane raccolta anche su più strati. Non si sporca la frangia. Possibilità di ricambiare la garza quando la si vede satura. La frangia rimane sempre pulita. 3-4 volte più superficie di recupero rispetto ai pannetti. Un certo numero di garze umide per i metri quadri da fare, sono preparate in un secchiello chiuso. Si possono depolverizzare da 100 a 200 mq prima di cambiare la garza. Contro: è necessaria un po’ di cura nel sistemare la garza sulla frangia. Critica per l’uso in campo sanitario: la polvere se contaminata, anche se non viene rilasciata, potrebbe contaminare le nuove pavimentazioni con le quali va in contatto.
8) Scopatura ad umido con garza pre-inumidita con soluzioni di disinfettanti a base di quaternari d’ammonio.
Pro: tutti i vantaggi della scopatura ad umido, nonché migliorata dal fatto che i Quaternari di Ammonio hanno la carica positiva nella molecola che facilita l’attrazione ed il fissaggio della polvere. Si possono depolverizzare da 150 a 250 mq prima di cambiare la garza. Questo evita il rilascio della polvere e l’eventuale contaminazione successive grazie anche al fatto che la polvere stessa risulta disinfettata. Questo sistema può essere utilizzato anche nelle strutture civili solo per il fatto che la carica positiva dei Quaternari d’Ammonio facilita il fissaggio della polvere. Si preparano un certo numero di garze pre-impregnate umide (strizzate) con la soluzione disinfettante con un secchiello chiuso, ed utilizzarle già pronte nel numero utile necessario per i mq da depolverizzare. Contro: è necessaria un po’ di cura per sistemare la garza sulla frangia.
9) Pre-impregnazione della scopa a frange in cotone con olii antistatici.
La frangia in cotone viene impregnata con un’emulsione di olii e poi fatta asciugare. Gli olii si fissano nel cotone. Pro: la frangia blocca una grande quantità di polvere. Il sistema è utilizzato e consigliato solo per locali polverosi come magazzini o per grandi superfici. La polvere non vola durante il passaggio della frangia. Contro: la frangia si sporca molto ed è brutta a vedersi. Utilizzabile solo per locali dove l’estetica della frangia sporca non è un problema. Attenzione alla fase di impregnazione e asciugatura. L’acqua dell’emulsione degli olii deve evaporare completamente. L’asciugatura deve essere fatta in locale aerato. Se la frangia rimane umida può rilasciare tracce degli olii sul pavimento. Non ho più fatto corsi spegnendo le luci con la polvere fluorescente (né altre prove tecniche di questo tipo) ma sono sicuro che il sistema di depolverizzazione delle garze con soluzioni di Sali quaternari d’Ammonio risulterebbe ancora quella vincente.
Vincenzo Cama