Sanificazione ospedaliera: il ruolo chiave di formazione e controllo

Garantire ambienti sicuri negli ospedali è una delle priorità assolute per la salute pubblica. La pulizia e la sanificazione non rappresentano solo un requisito igienico, ma sono strumenti fondamentali per prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA), una sfida costante per il sistema sanitario, diventata ancora più urgente durante e dopo la pandemia.
Antonio Montanile, ex direttore dell’ospedale di Brindisi, ha approfondito il tema durante il convegno digitale CleaningPiù, evidenziando criticità e prospettive del settore. Secondo Montanile, l’esperienza del Covid ha drammaticamente evidenziato lacune storiche legate all’igiene ospedaliera. L’esternalizzazione dei servizi di sanificazione ha progressivamente allontanato le direzioni mediche dalla gestione diretta delle attività igienico-sanitarie, provocando una perdita di competenze nella valutazione, gestione e definizione dei capitolati di appalto.
Nonostante gli stanziamenti previsti dal PNRR – circa 80 milioni di euro destinati alla formazione di quasi 290.000 dirigenti medici in materia di ICA – permane una distanza preoccupante tra le strutture sanitarie e le attività di pulizia, spesso delegate a imprese esterne senza controlli strutturati.
La formazione come leva per la prevenzione
Il cuore del problema non risiede solo nelle norme, ma nella loro reale applicazione. Le direttive esistono, ma manca una vera collaborazione tra le direzioni sanitarie e le aziende incaricate della sanificazione. La formazione deve essere estesa non solo al personale sanitario addetto ai controlli, ma anche agli operatori delle ditte di pulizia, affinché tutti siano in grado di riconoscere le inefficienze e contribuire attivamente al miglioramento delle condizioni igieniche.
In molti casi, i capitolati vengono definiti solo su base amministrativa, senza coinvolgere le figure mediche responsabili, creando un divario tra le esigenze cliniche e le risposte operative. Questo disallineamento è alla base dell’aumento dei contenziosi legati alle infezioni nosocomiali, con gravi ripercussioni sia economiche che legali per le strutture sanitarie.
Competenze, specializzazione e aree critiche
Uno degli ostacoli principali alla qualità della sanificazione è la mancanza di imprese altamente specializzate. La pulizia ospedaliera richiede un livello di competenza superiore, che include anche la gestione di impianti complessi come le condotte aerauliche. Senza un investimento concreto nella formazione degli operatori, le strutture rischiano di non essere in grado di rispondere alle crescenti criticità legate alle ICA.
Montanile sottolinea inoltre che la tradizionale classificazione delle aree in basso, medio e alto rischio è ormai superata. Ciò che conta è l’interazione tra ambiente e paziente. Anche un’area teoricamente a basso rischio può diventare altamente critica a seconda del paziente che la occupa. Per questo motivo, le tecniche di sanificazione devono essere dinamiche e adattabili, aggiornate rispetto al contesto reale e non ancorate a schemi rigidi.
Il ruolo dei visitatori e la gestione dei percorsi
Un altro elemento trascurato è il ruolo dei visitatori nella diffusione degli agenti patogeni. L’assenza di percorsi controllati all’interno degli ospedali permette il transito indiscriminato da aree ad alto rischio a zone più sicure, aumentando il rischio di contaminazione. La mancanza di regolamentazioni specifiche per i flussi di persone è una lacuna importante che andrebbe colmata per ridurre l’esposizione crociata e le possibilità di infezione.
Collaborazione tra sanità e imprese di pulizia: una strategia vincente
Infine, Montanile ribadisce quanto sia importante il dialogo tra il mondo ospedaliero e le imprese che si occupano della pulizia professionale. Le aziende hanno investito molto in innovazione e tecnologie all’avanguardia, ma per ottenere risultati efficaci è necessario instaurare un rapporto di collaborazione stabile. Una possibilità concreta è la presenza di referenti sanitari all’interno delle imprese di pulizia, figure in grado di favorire uno scambio costante di competenze, dati e buone pratiche.
Solo attraverso una cultura condivisa della pulizia, alimentata da formazione continua, aggiornamento normativo e sinergia tra le parti, sarà possibile affrontare con successo il problema delle infezioni ospedaliere. La sanificazione, quindi, non può più essere considerata un’attività secondaria o esclusivamente esecutiva, ma deve diventare parte integrante della strategia sanitaria, con un impatto diretto sulla qualità delle cure e sulla sicurezza dei pazienti.
Simone Ciapparelli