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Zero positivi nella Casa Residenza Anziani di Riccione

Oltre al rigoroso rispetto della Direttiva 5543 del ministero della Salute, si sono rivelati particolarmente efficaci gli interventi di pulizia e sanificazione maturati negli anni dalla cooperativa Formula Servizi all’interno di importanti strutture ospedaliere

di Maurizio Pedrini

Per fortuna, oltre alle situazioni drammatiche delle quali abbiamo spesso parlare durante il periodo più difficile dell’emergenza, ci sono state anche parecchie esperienze positive che hanno caratterizzato lo sforzo di RSA e Centri residenziali per anziani dove non si sono registrati morti e il Coronavirus è stato efficacemente contenuto. In queste realtà la propagazione di agenti biologici, come batteri e virus, è stata accuratamente evitata, grazie a servizi di pulizia, igiene, sanificazione e disinfezione di altissimo livello. È questo il caso della Casa Residenza Anziani di Riccione, in provincia di Rimini, e di altre realtà socio-assistenziali al servizio di persone fragili, gestite da Formula Servizi alle Persone e, per la parte dei servizi di pulizia da Formula Servizi. Abbiamo incontrato Francesca Gennari, Responsabile dell’Area Socio-Assistenziale e Riabilitativa di Formula Servizi alle Persone, e Marco Sanchi, Responsabile Cleaning Area Nord di Formula Servizi, per raccogliere la loro interessante testimonianza.

Partiamo dall’igiene e della pulizia professionale delle strutture: come vi siete orientati? 

“Sotto il profilo del cleaning – spiega Sanchi – alla base di tutte le procedure e le modalità operative che abbiamo applicato vi è stata la Direttiva 5543 del ministero della Salute, con tutte le successive indicazioni operative dettate dai Rapporti emanati dal ministero stesso a cadenza quasi quindicinale nei primi sei mesi emergenziali. Con questa modalità venivano forniti puntuali aggiornamenti su tecnologie, prodotti e modalità di sanificazione delle superfici. Sostanzialmente, in base alle molteplici tipologie di ambienti e ai diversi livelli di rischio e contaminazione che ci siamo trovati ad affrontare, abbiamo messo in campo tre specifiche tipologie di sanificazione. La prima, essenzialmente manuale, basata sull’impiego di pannetti monouso in microfibra e prodotti sanificanti indicati dalle Direttive, partendo dall’alcool e dal perossido d’idrogeno a determinate gradazioni. Sia la soluzione sanificante che l’acqua dovevano essere utilizzate perfettamente pulite, con panni usa e getta, per evitare rischi di contaminazione crociata. Prima di disinfettare le superfici, abbiamo sempre svolto un’accurata pulizia con acqua, detergente e sfregamento, assicurandoci di ottenere un’efficace riduzione della carica batterica ambientale. Al fianco di questa sanificazione manuale, sulla quale abbiamo basato i nostri piani d’intervento, vi è stato un successivo passaggio di nebulizzazione, mediante atomizzatori. Nei casi più complicati, di luoghi contaminati, con casi di accertata presenza di personale positivo al Covid, o di utenti positivi, abbiamo previsto interventi mirati con l’impiego di macchinari orientati alla saturazione degli ambienti, ottenuta tramite l’erogazione di una nebbia disinfettante che consentiva di agire efficacemente su tutte le superfici presenti all’interno della stanza, anche quelle difficilmente raggiungibili a livello manuale. Questa tecnologia, che applicavamo abitualmente, prima della Pandemia, solo in ambito ospedaliero, si è rivelata assai efficace anche nelle RSA e CRA.

Sul fronte della formazione, com’è andata?

“Dopo le iniziali difficoltà – riprende Sanchi – che hanno fatto saltare tutte le attività di formazione in aula, nell’arco di sole tre settimane siamo riusciti a creare la nostra Digital Academy, ovvero un’innovativa piattaforma di formazione  attraverso la quale siamo riusciti a raggiungere tutti i nostri addetti. Un aspetto che abbiamo particolarmente approfondito è stato quello della formazione per gli accessi degli operatori e delle operatrici, che prima consideravano la struttura come una casa. Il percorso formativo è stato orientato a far comprendere loro come fosse necessario avere mille attenzioni per evitare di contaminare i soggetti fragili, o di essere contaminati.

In ogni caso, i nostri operatori sono stati sostenuti moltissimo dalla formazione di qualità svolta regolarmente negli anni, oltre a quella specifica svolta nel 2020. In particolare, erano già adeguatamente preparati in merito alle azioni di prevenzione, al sostegno psicologico degli ospiti, coadiuvati da alcuni psicologi della struttura e da supervisori esterni. Tutti i nostri operatori, dai coordinatori di servizi, agli infermieri, fino agli addetti alle pulizie, hanno seguito la formazione per il Covid 19 fornita on line”.

E per quanto riguarda le metodologie di sanificazione, quali scelte avete operato?

“Oltre alla bontà dei prodotti, abbiamo verificato anche quella delle metodologie che avevamo certificato secondo gli standard ospedalieri, ad esse però abbiamo affiancato altre, innovative modalità di sanificazione che precedentemente non avevamo mai adottato. Mi viene in mente, per esempio, la nebulizzazione di disinfettante all’interno di un ambiente, dopo averlo comunque sanificato manualmente, a garanzia del risultato finale, oppure la messa in saturazione dell’ambiente stesso con perossido d’idrogeno, che impiegavamo in casi estremamente rari. Questo procedimento, infatti, veniva utilizzato al massimo una o due volte all’anno per la sanificazione delle rianimazioni, a fronte di cluster di malattie infettive particolarmente gravi. Era una sorta di ultima freccia al nostro arco per l’abbattimento totale della carica batterica presente in alcuni ambienti, ed è diventata una sorta di arma adoperata quotidianamente all’interno delle strutture da noi seguite per combattere il Covid 19”.

 

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