Piccioni in ambito urbano ed industriale: rischi, danni e possibili soluzioni
a cura di Marco Pellizzari, medico veterinario del Royal College of Veterinary Surgeons
A seguito delle grandi modificazioni ambientali e sociali degli ultimi decenni, nei centri urbani e nelle aree industriali si sono create situazioni microclimatiche che favoriscono la proliferazione dei colombi urbani, detti comunemente piccioni o, dal punto di vista tassonomico: Columba livia var. domestica. Purtroppo, l’eccessiva ed incontrollata presenza dei colombi nei luoghi antropizzati pone concreti rischi di tipo igienico-sanitario, evidenti danni e conseguenti costi, attivi e passivi.
I metodi di controllo
I costi attivi sono tutti quei costi generati dalle misure volte ad arginare la presenza di questi animali e più precisamente da misure di controllo indiretto e misure di controllo diretto. Le misure di controllo indiretto sono azioni che mirano a modificare l’ambiente in cui vive la specie target, in modo da renderlo poco gradito e/o diminuirne la capacità portante. Fra queste azioni possiamo elencare: il controllo delle fonti trofiche, il controllo dei siti di passaggio e sosta e dei siti di nidificazione, l’uso di “dissuasori biologici” (utilizzo della falconeria), la lotta biologica e l’educazione culturale e sanitaria.
Le misure di controllo diretto sono invece azioni intraprese direttamente sulla specie target e che tendono direttamente alla sua limitazione: la cattura con soppressione, l’abbattimento con armi da fuoco, l’adozione di torri piccionaie e il controllo farmacologico della riproduzione. Particolarmente di attualità, fra le misure di controllo diretto, sembrano essere l’adozione di torri piccionaie ed il controllo della riproduzione.
La presenza delle piccionaie può portare essenzialmente a tre effetti positivi:
- possono diventare punti di controllo sanitario della popolazione stanziale;
- possono fungere da punto di distribuzione del farmaco antifecondativo;
- possono diventare un punto di contatto tra l’Amministrazione ed i cittadini animalisti ad ulteriore dimostrazione del rispetto della biodiversità e dell’ambiente.
Al contrario, sembra essere molto limitato per l’ambiente circostante l’eventuale controllo delle uova e dei nidi effettuato presso le torri.
I vantaggi del controllo della riproduzione
La limitazione della fertilità degli animali infestanti è oggi considerata, a livello mondiale, un’attività di prima scelta sia dal punto di vista dell’efficacia sia dal punto di vista etico. Piani di contenimento farmacologico vengono utilizzati per molti animali selvatici anche all’interno di parchi naturali, dove è vietata la caccia e nei quali, per motivi vari legati all’ecosistema, alcuni animali hanno perso nel tempo i loro rivali naturali, cioè predatori o competitor alimentari.
Così come in ambito naturale anche all’interno delle città o nei contesti industriali, l’intervento anticoncezionale rappresenta un’efficace attività nel controllo delle popolazioni di colombi urbani e un’alternativa “soft” da inserire, quando possibile, all’interno di un protocollo integrato di controllo delle popolazioni di piccioni di città. Ormai da molti anni, il Ministero della Salute italiano ha autorizzato sul territorio nazionale l’utilizzo di un farmaco veterinario, con il nome commerciale Ovistop, che è in grado di ridurre la fertilità delle uova dei colombi urbani. Il suo principio attivo è la nicarbazina, molecola inventata negli Stati Uniti nel 1956 e ancora oggi utilizzata per il controllo della coccidiosi aviare. Sin dagli inizi del suo utilizzo la nicarbazina ha dimostrato un effetto collaterale negativo nei confronti della produzione delle uova, diminuendone la grandezza e la capacità di schiusa. Per questo motivo il suo uso in zootecnia, come coccidiostatico, è stato da sempre riservato agli avicoli non produttori di uova. Questo effetto però, alla fine degli anni Novanta, è stato notato da un gruppo di ricercatori italiani che ha pensato di utilizzarlo, questa volta in modo positivo, per il controllo della fertilità dei colombi urbani.
Al giorno d’oggi il brevetto italiano è ampiamente utilizzato sul territorio nazionale e ha ormai varcato i confini nazionali per raggiungere i mercati europei ed extraeuropei. Il principio attivo è incorporato all’interno di chicchi di mais che devono essere somministrati ai colombi di città durante la stagione riproduttiva. I piccioni, che sono ghiotti di mais, imparano presto che in certi punti della città o del territorio industriale viene loro dispensato un pasto. Dopo alcuni giorni di terapia, gli animali trattati perdono la capacità di depositare le uova o depositano uova che non si schiudono. La mancanza delle nascite unita alla mortalità naturale porta alla diminuzione del numero degli individui della colonia.
La letteratura scientifica riporta che il trattamento è in grado di far diminuire la quantità di piccioni in un’area trattata per circa il 30% all’anno fino almeno al terzo anno di trattamento, facendo raggiungere alla colonia una diminuzione totale anche del 70% dopo circa quattro anni di trattamento. Per quanto questi dati siano entusiasmanti non dobbiamo però pensare che questo sistema funzioni a prescindere dal suo inserimento in una serie di attività integrate. Sarà invece opportuno inserirlo all’interno di un programma più complesso che parta da un attento esame del territorio passando attraverso l’educazione dei cittadini e ad una dissuasione puntuale nei punti di maggiore criticità sanitaria. Da ultimo vorremmo ribadire che non esistono soluzioni isolate in grado di limitare il problema del sovraffollamento dei colombi ma solo un insieme di attività integrate potrà sortire un effetto positivo e duraturo. Inoltre, qualsiasi attività utilizzata all’interno del sistema integrato dovrà essere il frutto di un’analisi attenta, di una progettazione puntuale e di una verifica sia in corso d’opera sia a medio-lungo termine.