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Sanificazione ambientale nell’ospitalità

Nel live webinar di Dimensione Pulito è stato affrontato il tema dell’alleanza strategica tra il mondo alberghiero e quello del professional cleaning

Condotto dal giornalista Maurizio Pedrini, direttore tecnico di Dimensione Pulito, l’incontro ha visto gli apprezzati interventi di Alessandro D’Andrea, Presidente di ADA, Associazione Direttori d’Albergo, che ha relazionato su “Massima igiene, una grande sfida per i direttori d’albergo; Margherita Zambuco, Presidente AIH, Associazione Italiana Housekeeper (“La governante, una professionista protagonista dei processi di pulizia”) e Roberto Spaggiari, Team Manager Divisione Alberghi (“L’importanza della pulizia e sanificazione delle strutture alberghiere”).

La pandemia non ha certo trovato impreparate le strutture alberghiere, da sempre particolarmente attente e sensibili al problema della pulizia, ma ha certamente accentuato la necessità del rispetto di procedure e interventi sempre più mirati e certificabili, non solo al fine di un’ottimale gestione interna delle risorse, ma soprattutto a garanzia di prevenzione e sicurezza verso la clientela. I vantaggi della misurazione di correttezza ed efficacia delle operazioni di cleaning eseguite nell’albergo, insomma, appaiono destinati a “pesare” in modo sempre più marcato anche in termini di competitività. Proprio su questi e altri “nodi” strategici, si è soffermata la riflessione degli esperti e autorevoli relatori, seguita da alcune stimolanti domande poste sia dal dottor Pedrini che da alcuni spettatori dell’evento.

D’Andrea: “Come i Direttori d’Albergo hanno vinto la sfida della pandemia SARS Cov-2”

“L’albergo – ha esordito Alessandro D’Andrea – è un’azienda assai complessa nella sua organizzazione: quando, al sorgere della pandemia, si è cominciato a parlare di disinfettare, sanificare e igienizzare per combattere il Virus ci siamo trovati in grosse difficoltà, privi di precise indicazioni. Tralasciando quanto veniva detto sul web, ovvero informazioni spesso inattendibili, ci siamo rimboccati le maniche impegnandoci a creare, un po’ alla volta, tutte le necessarie procedure di cui eravamo privi. In questo percorso ci siamo rivolti innanzitutto alle governanti, ovvero alle persone più esperte di pulizia, ma non solo, all’interno delle nostre strutture. In seconda battuta abbiamo interagito con le aziende specializzate, le quali ci hanno offerto fin da subito precise indicazioni sulla differente efficacia dei diversi prodotti che venivano impiegati. Certo – ha aggiunto – non partivamo da zero perché i nostri alberghi, anche prima del Covid-19 sono sempre stati puliti a fondo, ma ci siamo impegnati a capire meglio cosa significasse attuare al meglio quella sanificazione che, di fatto, era già praticata come routine nei nostri interventi. Non dimentichiamo, infatti, che questa pulizia profonda ha rappresentato per noi una sorta di imperativo categorico, il primo step per rendere un ambiente sano, rimuovendo lo sporco dall’ambiente. Un’operazione alla quale far seguire la disinfezione, cioè la distruzione o procedure studiate e definite in completa autonomia, facendo leva sulle nostre risorse. In questo modo, con grande impegno da parte nostra, sono nati i protocolli che hanno cercato in qualche modo di compensare la mancanza di indicazioni operative da parte istituzionale”. Oggi, a parere del Presidente di ADA, la pulizia è entrata a pieno titolo tra i costituenti del comfort legato all’ospitalità: “Avere un ambiente alberghiero sano – ha evidenziato – è fondamentale alla pari della cura dell’illuminazione, della climatizzazione o dell’insonorizzazione e contenimento dei rumori. In questi ultimi due anni, alla ricerca del comfort per far stare bene l’ospite, mettendolo al meglio a suo agio, si è aggiunta – come priorità – quella di preservarlo dal rischio di contrarre il virus.

Zambuco: “La governante protagonista della pulizia e regista della qualità nell’albergo”

“La governante – ha affermato Margherita Zambuco – è la regista della qualità della pulizia alberghiera, in quanto presiede a tutte le attività che sottendono al raggiungimento dello scopo della massima igiene in questa struttura. Con la pandemia – ha aggiunto – alla housekeeper è stato affidato il compito più gravoso, quello di predisporre e mettere in atto tutti gli interventi per prevenire il rischio del diffondersi del contagio. Spetta proprio a noi il compito di controllare costantemente il raggiungimento degli standard di qualità, stimolando costantemente il personale a migliorare e la pandemia ci ha fatto compiere un ulteriore balzo in avanti, facendoci predisporre una serie di procedure che hanno comportato la messa a punto di tutta una serie di scelte organizzative e lavorative alle quali in precedenza non si era pensato. Ci siamo dovute inventare dei protocolli di pulizia e sanificazione, operando a tavolino in team, prevedendo procedure rigide e meticolose. Si è cercato di mettere fine alla giungla di disposizioni, a volte contraddittorie, che regnava sovrana. Un’azione determinante è stata, anzitutto, quella della formazione del personale, predisponendo le nostre maestranze al rispetto di regole ben definite. Poi ci siamo rivolte a dei validi fornitori di prodotti, che sono stati dei veri e propri partner, in grado di seguirci passo dopo passo lungo questo difficile e complesso percorso. Fronteggiare il problema della sanificazione non è stato affatto semplice, anche a causa della presenza sul mercato di produzioni specifiche proposte per la sanificazione che andavano scelte e testate con estrema oculatezza: perossido di idrogeno, ozono, alcol, solo per citarne alcune. Ci siamo inventate anche dei registri, sui quali annotare puntualmente i vari interventi, offrendo ulteriori garanzie a quanti avessero richiesto una specifica documentazione del lavoro svolto. Credo comunque che, al di là della burocrazia, la chiave di volta che ci viene richiesta sia la serietà. Ora i nostri clienti che entrano negli alberghi sono estremamente sereni, perché sanno che le norme adottate durante l’emergenza pandemica sono ormai diventate pratiche quotidiane consolidate e diffuse, che ispirano il nostro operare quotidiano.

Spaggiari: “Abbiamo sperimentato come l’igiene alberghiera debba essere all’altezza di quella ospedaliera”

Roberto Spaggiari, apprezzato operatore del settore professional cleaning, da sempre impegnato nella consulenza per le forniture a importanti catene alberghiere, è partito, per raccontare la sua esperienza, ricordando una memorabile data: quella del 22 febbraio del 2020, che ha fatto da spartiacque: “Eravamo talmente frastornati di fronte all’insorgenza del virus: non vi erano evidenze scientifiche alle quali far riferimento e nemmeno nessun disinfettante che ci potesse garantire di contenere o distruggere il virus del Covid-19. Allora abbiamo cominciato a pensare a tutto ciò che avremmo dovuto e potuto fare quando gli alberghi avrebbero ripreso a funzionare. Il lavoro, che mi ha coinvolto in prima persona, da quel momento, è stato intenso: ho partecipato alla stesura di vari protocolli di pulizia rivolti agli alberghi, trattando queste strutture alla stregua degli ospedali, con le stesse, identiche procedure: cambiando, ad esempio, i panni per la pulizia di ogni camera, effettuando il risciacquo tra l’una e l’altra. Solo per fare un esempio, mi vengono in mente hotel di due-tremila camere che hanno dovuto acquistare centinaia e centinaia di panni di diverso colore. Siamo andati avanti così per mesi e mesi, arrancando per non perdere il passo delle nuove direttive che giungevano, a volte ingarbugliando la situazione. Ci siamo adeguati a procedure che avevano un solo, grande obiettivo: garantire la massima tranquillità all’ospite. Per me, come credo per tutti noi, è stato un periodo veramente traumatizzante, che ci ha messi a dura prova, ma siamo riusciti, con grande fatica, nell’intento di orientare al meglio le governanti nella scelta dei migliori prodotti possibili per far fronte alla situazione. Siamo stati al fianco specialmente alla governante che per me, lo dico a chiare lettere, rappresenta il supervisore di tutto ciò che accade nell’albergo, coordinando e sovrintendendo – con grande professionalità e passione – al lavoro di una marea di persone che stanno alle sue dipendenze. Il direttore d’albergo, certo, ha un ruolo primario, ma – per quanto ci riguarda – ha la funzione preminente di vigilare sui costi, puntando giustamente al miglior risparmio nella qualità. Per fare bene la governante, oltre a specifiche competenze, occorre tanta esperienza, che si può acquisire solo sul campo, soprattutto quando si fanno i controlli. Quando vado in albergo e mi relaziono con il personale ricordo sempre che l’obiettivo primario di ogni dipendente addetto alle pulizie, o meno, non è tanto quello di far contento il direttore, ma di far sì che il cliente ritorni volentieri ospite della struttura. Il Covid-19 – ha concluso – ci ha posto un’esigenza in più: quella di sanificare e disinfettare con cura ancora maggiore le stanze, i bagni e le parti comuni dell’albergo, con un occhio di riguardo per le rifiniture, ovvero per tutti gli oggetti che vengono usati dall’ospite. Ricordo ancora, di quel periodo, i facchini che nella reception avevano sempre con sé la bottiglia del disinfettante e la usavano per disinfettare continuamente le maniglie delle porte d’ingresso, i tavolini, i telecomandi e quant’altro. In particolare, la problematica della sanificazione è emersa prepotentemente: si è parlato di cloro, di alcol, di perossido di idrogeno, finchè il Ministero della Salute ha finalmente emanato le raccomandazioni sulla sanificazione delle strutture non sanitarie sdoganando i disinfettanti a presidio medico chirurgico con attività biocida rispettosi della norma internazionale 14476. Questo provvedimento ha finalmente aperto il mercato, offrendo la possibilità agli operatori di settore, come me, di proporre alle strutture alberghiere qualcosa di nuovo, incisivo e diverso, capace di salvaguardare e non rovinare le superfici e i tessuti, risultando efficace per la sanificazione.”

Maurizio Pedrini

 

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