Infezione da scabbia nelle scuole
Una infestazione endemica che abbastanza misteriosamente si manifesta nelle scuole è la scabbia. Quasi sempre si presentano casi di alunni affetti da questa fastidiosa e contagiosa patologia, senza riuscire a risalire all’origine del contagio. Sono episodi isolati che compaiono, poi si risolvono con le cure adeguate, per ripresentarsi in altri luoghi gettando sempre scompiglio e malumore.
In primo luogo cerchiamo di conoscere meglio l’acaro colpevole del contagio: il Sarcoptes scabiei.
Dal punto di vista sistematico lo potremmo così inquadrare:
Classe: Arachnida
Sottocl.: Acari
Ordine: Acariformes
Sottord.: Astigmata
Famiglia: Sarcoptidae
Le dimensioni estremamente piccole, sempre al di sotto del millimetro, li rendono difficilmente individuabili ad occhio nudo.
Uova: 0,15 mm di lunghezza | 0,10 mm di larghezza
Adulto:
Maschio 0,20 – 0,25 mm di lungh. | 0,15 – 0,20 mm di largh.
Femmina 0,40 mm di lungh. | 0,30 mm di largh.
Il ciclo biologico è il classico uovo > larva > ninfa > adulto e si completa all’interno delle gallerie che l’acaro scava nello spessore dell’epidermoide umana. La sua durata è di 10-20 giorni (quindi molto breve), per cui si potrebbero avere svariate generazioni nell’arco dell’anno. In genere la vita dei maschi è di 2 mesi, mentre la femmina arriva a 3. Il numero di uova che la femmina può deporre nell’arco della sua vita è impressionante: supera ampiamente il migliaio di uova deposte in gruppi di 40.
Disponendo di una buona lente o addirittura di un bioculare l’acaro della scabbia appare con un corpo ovale – tondeggiante, convesso dorsalmente e appiattito ventralmente con quattro paia di zampe molto tozze. I sacri testi in genere affermano che l’incidenza dell’acaro fluttua in funzione delle condizioni igieniche, ma non è del tutto vero. La scabbia può manifestarsi anche in ambienti igienicamente corretti ove sia passato un individuo affetto oppure essere venuti a contatto con un animale affetto dalla cosiddetta “rogna sarcoptica” (anch’essa causata dal S. scabiei). Il contagio può avvenire anche e soprattutto per contatto diretto o con vestiti, indumenti, biancheria da letto infestati.
I sintomi in genere sono un intenso prurito (soprattutto notturno) che induce il malcapitato a grattarsi, favorendo il distacco dall’epidermide di forme vitali del parassita e facilitandone la diffusione. L’infestazione si presenta con dei brufoletti rossastri localizzati soprattutto negli spazi interdigitali (mani e piedi), sui polsi, intorno giro vita e nell’ombelico, nell’area sotto il seno, nelle ascelle e nell’area genitale. Nei bambini l’infestazione può interessare anche il cuoio capelluto e altre zone del corpo data la delicatezza dell’epidermide in giovane età.
La scabbia deve essere confermata dal medico attraverso una accurata visita dermatologica, durante la quale verranno indicati i farmaci di uso topico da utilizzare per eliminarla. Nel caso siano segnalati casi di scabbia è necessario lavare gli indumenti e la biancheria a temperature superiori ai 60° C, sigillare gli oggetti che non possono essere lavati in un sacchetto di plastica per una settimana per favorire l’eliminazione degli acari, pulire e passare l’aspirapolvere (il sacchetto dell’aspirapolvere va immediatamente gettato). Data la sporadicità con cui si presenta la scabbia è difficile parlare di prevenzione se non ricordando che l’igiene è il prerequisito per non incappare nel contagio soprattutto lavandosi accuratamente e sovente le mani, cosa non facile per i bimbi impegnati nei loro giochi.
Chiara Dassi