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Le disgrazie non vengono mai sole

Le strutture che effettuano servizio di ristorazione sono spesso bersaglio di numerose specie di infestanti, specialmente se collocati a ridosso di zone boschive

a cura di Graziano Dassi

La realtà esaminata in questo articolo è un bar-gelateria-paninoteca collocato ai bordi di un’area boschiva molto frequentata da sportivi e moltissimi bimbi e ragazzini. Il bar dispone di molti tavolini e di un’area attrezzata a giochi (scivoli, gonfiabili, altalene e piccole giostre). La conduzione è famigliare e impegnativa: si inizia presto la mattina per chiudere poco dopo il calar del sole. I problemi di cui ci occuperemo sono i soliti: qualche formica, qualche coleottero terricolo e avvistamenti sporadici di piccoli roditori. In effetti da un paio d’anni l’avifauna è notevolmente aumentata creando la necessità di porre attenzione al guano che inevitabilmente i simpatici uccelli regalano. Da segnalare alcuni avvistamenti di volpi, due esemplari male in arnese sono stati catturati nelle vicinanze e affidati alle cure di un’associazione animalista. 

Insetti e generazione spontanea

Naturalmente accennare alla generazione spontanea è al limite della provocazione, ma sinceramente se il medico naturalista Francesco Redi fin dal 1600 non avesse dimostrato che dalla materia inanimata non possono nascere insetti (mosche in particolare) un dubbio sarebbe potuto sorgere visto che a metà giugno i davanzali posti all’interno delle finestre si riempivano di piccoli insetti nonostante le zanzariere e gli infissi con doppi vetri. Il disinfestatore incaricato dei servizi di derattizzazione (che descriverò più avanti) li ha fotografati e mi ha inviato le foto, naturalmente sfocate e a bassa risoluzione, pur tuttavia l’appartenenza ai Rhynchota o Hemiptera Linnaeus, 1758 era facilmente intuibile, ma insufficiente. Dopo alcune consultazioni con amici entomologi, si è arrivati a una identificazione più circostanziata anche se non certa al 100%. Il primo passo è stato classificarli come dei Rincoti Eterotteri Ligeydae, poi fu ipotizzato trattarsi di Arocatus melanocephalus (cimice dell’olmo): però la livrea non aveva una corrispondenza esatta mancando il disegno rosso sulle elitre, tuttavia almeno l’appartenenza al genere Arocatus era confermata da più di un esperto. È stata anche avanzata l’ipotesi della sua appartenenza alla specie A. longiceps o cimice del platano a cui fanno capo ben cinque sottospecie… e che sospetto come la più probabile.

Le fasi degli eventi

La preoccupazione dei gestori-proprietari era quella di tranquillizzare la clientela, spiegando che si trattava di insetti delle piante che non rappresentano un pericolo, anche se tanti adulti e alcuni bambini ne erano impauriti. In parallelo sussisteva il rischio di una ispezione e di come formalizzare la modulistica degli interventi per dimostrare che non si era trascurato nulla.

Gli interventi del disinfestatore

In primis si è proceduto a una verifica delle zanzariere e relativi interventi manutentivi, poi il disinfestatore ha effettuato due interventi mirati agli infissi: dal lato esterno con microincapsulati, avendo l’accortezza di apporre dei cartelli con la dicitura “non appoggiarsi” nonostante le aree trattate fossero difficilmente raggiungibili. Per gli interni, un membro della famiglia ha effettuato quotidianamente dopo la chiusura i trattamenti degli infissi con spray insetticidi privi della dicitura “per uso professionale” forniti dal grossista locale. Ogni mattino veniva effettuata la raccolta degli insetti morti e la pulizia dei davanzali con panni in microfibra e acqua ossigenata al 10%. Ormai è quasi un mese che si procede a tali pratiche e la stima degli insetti raccolti pare superare abbondantemente il migliaio. 

Il futuro

L’infestazione a metà di luglio è molto diminuita, ma la curiosità sugli sviluppi nel prosieguo della stagione è legittima e si estende anche agli anni a venire. Intanto ho chiesto che alcuni esemplari vengano inviati per un riconoscimento certo, così da risalire al ciclo biologico. 

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